Dalle prime ore del mattino, il personale della Polizia di Stato e lUnità di Polizia Economico-Finanziaria del Dipartimento di Polizia di Reggio Emilia, coordinato dalla Procura della Repubblica presso la Corte, stanno conducendo una serie di arresti e perquisizioni la Provincia di Reggio Emilia. contro la presunta appartenenza a unassociazione criminale, responsabile – per vari motivi – della commissione di una varietà di reati di natura fiscale, bancarotta fraudolenta, riciclaggio e reimpiego.
Contestualmente allesecuzione della misura cautelare personale, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Reggio Emilia ha disposto il sequestro preventivo dei beni e delle risorse finanziarie dei sospetti e delle società a essi riferibili per un ammontare complessivo di circa 10 milioni Euro ; tra i beni sequestrati anche un bar nella città di Reggio Emilia considerato riutilizzato i proventi illeciti ottenuti dagli indagati a seguito di frodi fiscali, così “ripuliti” attraverso il reinvestimento in attività commerciali fittiziamente capeggiate da uno dei sospettati ex -moglie.
Le indagini sono state avviate dal Mobile Team di Reggio Emilia a seguito di unanalisi delle emergenze di unaltra attività di sondaggio convenzionalmente denominata House of Cards. Avendo stabilito un ricorso significativo e sistematico al fenomeno dellemissione e dellutilizzo di fatture per operazioni inesistenti da parte dellassociazione, si è deciso di istituire un pool investigativo, coordinato dalla Procura della Repubblica reggiana, nella persona del sostituto procuratore di la Repubblica, dott. Giacomo Forte, per coniugare lesperienza e la professionalità degli uffici investigativi della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato.
Lattività investigativa, svolta anche con tecniche innovative, è iniziata con un nucleo familiare reggiano sistematicamente impegnato in attività di frode fiscale e sviluppato rapidamente, ottenendo il sequestro, nel reato di riciclaggio di denaro, di 120.000 euro in contanti, considerati come i proventi dellattività di falsa fatturazione. Una parte della somma è stata trovata nascosta negli infissi delle imposte di uno degli arrestati.
Successivi sviluppi investigativi hanno permesso di identificare, nelle odierne persone arrestate, le parti aggiuntive responsabili dellemissione e dellutilizzo di fatture per transazioni inesistenti, che sono state complessivamente quantificate in oltre 80 milioni di euro.
Le modalità operative delle “cartiere” sono state accertate dagli investigatori che hanno ottenuto un riscontro decisivo dalle indagini tecniche, durante le quali le “fatture” davano anche consigli a coloro che vorrebbero “lanciarsi nel business”, fornendo anche indicazioni sui relativi utili realizzabili giornalmente.
Lo sviluppo di indagini volte a contrastare leconomia illegale e portare prove decisive, tali da arrivare a misure precauzionali personali e reali, rappresenta il secondo passo delloperazione fortemente voluta dalla Procura della Repubblica, dalla Guardia di Finanza e dalla Questura di Reggio Emilia.
Le indagini sono ancora in corso e sono particolarmente complesse. Ciò che è stato creato fino ad oggi rappresenta solo una piccola parte del vortice della falsa fatturazione, che deve essere rivelato indagando i grandi movimenti bancari scoperti dagli investigatori, che permettono di affermare che il sistema è molto grande, ben strutturato e radicato nel territorio, come dedotto, tra laltro, anche dalle stesse dichiarazioni di alcuni dei soggetti indagati, contro i quali, in più occasioni, sono state intercettate conversazioni in cui, commentando le loro attività illecite, si sono complimentati a vicenda per la lucrosità del business .