Come spesso capita, i superlatitanti del meridione si nascondo intorno a casa. E così, dopo una caccia durata decenni, la polizia di Reggio Calabria è finalmente riuscita a far scattare le manette intorno ai polsi di Marcello Pesce, noto boss della Ndrangheta. Soprannominato U Ballerino, ed inserito dal ministero dellInterno nellelenco del latitanti più pericolosi, Pesce era nascosto a Rosarno, il paese che gli ha dato i natali dal 12 marzo 1964. Figlio di Rocco Pesce, nonché nipote del defunto boss Giuseppe Pesce, U ballerino era il capo indiscusso dell’omonima cosca operante a Rosarno (RC) e non solo, ritenuta tra le più agguerrite dell’intera ’ndrangheta calabrese. Il latitante vanta un curriculum di tutto rispetto, salito agli onori degli ambienti criminali negli anni 90: associazione mafiosa, omicidio doloso e droga. Sfuggito per un pelo nel 2010 all’arresto emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria (su di lui pendeva una condanna a 16 anni e 2 mesi di reclusione), di lui si erano perse le tracce fuori dai confini nazionali, tanto è che la Corte di Appello di Reggio Calabria aveva emesso un Mandato di Arresto Europeo. “Oggi è una bella giornata per l’Italia – ha affermato il ministro dell’Interno commentando larresto –un pericoloso latitante, ricercato in campo internazionale da sei anni, è stato assicurato alla giustizia. E’ terminata così la latitanza di Marcello Pesce, considerato ai vertici della ’ndrangheta, inserito nell’elenco dei latitanti più pericolosi e capo indiscusso della cosca omonima, tra le più agguerrite della ’ndrangheta calabrese. La sua cattura a Rosarno – ha aggiunto Angelino Alfano, che si è complimentato con il capo della Polizia Franco Gabrielli – è il risultato di una intensa attività investigativa degli uomini della Polizia di Stato di Reggio Calabria, che hanno lavorato con competenza e determinazione”.
M.