Referendum, Mirabelli (ex Consulta): “E’ un non-risultato, nessuno se ne appropri”

(Adnkronos) – “Mi pare non si possano cercare sconfitti e vincitori di convenienza. Né che si possa o debba parlare di fine dell’istituto del referendum, che va mantenuto e valorizzato per questioni di rilievo, scelte di fondo o leggi che, Dio non voglia, potrebbero mettere a rischio diritti fondamentali”. Così interviene con l’Adnkronos sul risultato del voto al referendum sulla giustizia, Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale che afferma: “Al di la delle enfasi e delle polemiche, il non risultato del referendum non consolida la situazione attuale esistente. Ma apre ad una necessità che c’era prima ed anche dopo di rivedere il sistema sia con gli strumenti che sono in campo con la riforma Cartabia che con un dibattito culturale-politico destinato ad individuare soluzioni praticabili attraverso un mutamento oltre che di norme di organizzazione, anche di comportamenti. La parola passa dunque al Parlamento ed anche agli attori e protagonisti della giustizia”. 

Il presidente emerito nel ricordare che
“le norme non sono state abrogate per la mancata partecipazione”, evidenzia che “il risultato è giuridicamente nullo. Non c’è. Ma purtroppo t

emo che l’indirizzo che sarà dato al dibattito sarà quello della appropriazione indebita dei risultati, che significa non prendere atto che il problema esiste”.
Secondo Mirabelli, va approvata la riforma in corso per poi andare oltre “individuando che cosa altro occorre. Serve un dibattito che può essere di contrasto fra le diverse forze; è necessaria una ragionata e ragionevole analisi della situazione ed un mutamento dei comportamenti. Occorre avere più coraggio o qualsiasi iniziativa legislativa è destinata a naufragare. Ormai le modifiche alla legge elettorale del Csm sono state apportate e non è immaginabile di poterle modificare ulteriormente poiché il Csm è in scadenza. Ma si può pensare per tempo – rimarca il costituzionalista – a configurare il Consiglio come reale organo di garanzia, con poteri propri che gli competono e con anche un sistema elettorale orientato in quella direzione”.

 

“C’è da riflettere e dibattere – prosegue – su quali interventi occorrano per rendere efficace, rapido e attuale il funzionamento della giustizia evitando distorsioni che sono presenti, come l’eccesso di cancellazione preventiva ed intervenendo in direzione di una maggiore cautela dell’esercizio dell’azione penale. Al di là delle riforme normative – ricorda – probabilmente deve anche modificarsi il costume, l’azione concreta nell’esercizio di professionalità sia della magistratura che dell’avvocatura che del Csm. E’ necessario che il Consiglio superiore della magistratura sia effettivamente l’organo di garanzia ed indipendenza di ciascun magistrato e non quello che governa i magistrati; e che la sua riforma sia un po’ più incisiva di quanto previsto per la legge elettorale”, conclude Mirabelli guardando ancora all’organismo di autogoverno della magistratura di cui dal 1986 al 1990 è stato vice presidente. (di Roberta Lanzara)