Chissà se forse non sarebbe stato meglio, e più pratico, lasciare ai cittadini la scelta se ‘dimezzare’ lo stipendio di tutti i parlamentari, piuttosto che chiedere il taglio di alcuni di loro?
Dunque domani sarà questo l’interrogativo al quale – ‘tecnicamente’ – sono chiamati 46.641.856 italiani, nell’ambito del referendum previsto per domani e lunedì: tagliare o no il numero dei parlamentari?
O meglio, come reciterà la scheda in vere chiaro: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente ‘Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari’, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana – Serie generale – n.240 del 12 ottobre 2019?”.
La risposta stavolta, rispetto ad un quesito finalmente espresso in una forma ‘intuibile’ – non lascia spazio a fraintendimenti: Sì o No.
Referendum, stavolta è il Covid a favorire l’astensionismo
Ma oltre alla risposta che più italiani si accingono a dare, uno dei dati che incuriosisce di più è sicuramente: quale sarà il livello di partecipazione popolare? Del resto quello dell’astensionismo è una realtà con la quale siamo ormai abituati a misurarci da diverso tempo. Tuttavia, il fatto che alcune Regioni hanno chiamato i loro cittadini a ‘rinnovare’ la giunta ed il governatore, potrebbe essere un bel ‘traino’ per far sì che anche il referendum venga ‘premiato’ da una folta partecipazione.
L’unica incognita però, del resto incontestabile, è rappresentata dalla paura del contagio. Dal canto loro nei seggi elettorali, appositi operatori – così come presidenti e scrutatori – sono al lavoro già dal primo pomeriggio per garantire ai cittadini partecipanti quanta più sicurezza sanitaria possibile.
Referendum, è ‘confermativo’ e non necessita di un quorum
Come dicevamo si voterà domani (fino alle 23) e lunedì (fino alle 15), per un referendum in questo caso ‘confermativo’ – si tratta del quarto nella storia della Repubblica italiana – perché non siamo davanti alla richiesta di abrogare una legge ma, di approvare o meno una riforma.
Quindi, essendo un referendum ‘confermativo’ non occorre raggiungere il quorum: l’esito sarà infatti considerato favorevole anche se alla fine dello spoglio non verrà raggiunto il 50% più uno dei votanti. Quindi, a differenza del referendum abrogativo, in questo caso l’astensione non sarà considerata come un ‘No’.
Nello specifico si tratta se ‘cassare’ o no la riforma degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione italiana (risalenti al 1963), attraverso la modifica già approvata lo scorso anno dal Parlamento l’anno scorso.
Referendum: ecco cosa accade se prevale il Sì
Qualora dovesse avere la meglio il ‘Sì’, per effetto del taglio (che avrebbe però effetto dopo le prossime elezioni), i parlamentari passerebbero dagli attuali 945 a 600, complessivamente per 400 deputati (attualmente sono 630), e 200 senatori (ora 315), mantenendo però i senatori a vita con 5 in meno. Il taglio si farà sentire anche all’estero, dove i parlamentari scenderebbero da 12 a 8 mentre, i senatori, da 6 a 4.
‘Election day’: ecco come funzioneranno gli scrutini
Come accennavamo prima, l’appuntamento di questi due giorni ai seggi ‘Election day’, termine che sta ad indicare diverse elezioni all’interno di una sola tornata, in questo caso infatti, referendum a parte, in sette regioni si voterà anche per le regionali, le amministrative, e le suppletive.
Ovviamente questo comporterà anche un preciso iter di spoglio relativo agli scrutini che, lunedì alle 15, inizieranno dalle suppletive (relative ai dei singoli collegi di Sardegna e Veneto), per poi passare alo scrutinio del referendum costituzionale quindi, sempre nella giornata di lunedì, sarà poi la volta delle regionali.
Martedì mattina, dalle 9, è infine previsto lo scrutinio relativo alle comunali.
Max