Alla fine la Corte Costituzionale ha respinto il referendum sull’eutanasia, una decisione che si aspettava (“Non ero ottimista”), ha commentato oggi Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni il quale, dopo aver reagito affermando che “è un brutto segnale per la democrazia”, ha aggiunto: ”Giuliano Amato, personaggio istituzionale di grandissimo livello è anche una personalità politica. E questa è una decisione anche molto politica”.
C’è ovviamente tanta amarezza nelle parole di Cappato, che prosegue, ”C’era insofferenza nei nostri confronti, una ostilità palese. E quindi è finita come ‘doveva’ per loro finire. A quanto ne so, volevano sbrigarsela anche prima. Ero dentro in Corte costituzionale e vedevo la faccia del relatore Franco Modugno che sbuffava indispettito e senza contegno alle argomentazioni dei nostri avvocati“
E dire, rimarca il tesoriere dell’Associazione intitolata a Coscioni, sull’esame della proposta di legge sul fine vita alla Camera, che ”Sono otto anni e mezzo che abbiamo depositato una legge di iniziativa popolare che non è mai stata discussa, sono tre anni e mezzo che la stessa Corte Costituzionale paradossalmente aveva invitato a legiferare il Parlamento. Qui, il testo presente oggi è un passo indietro rispetto a ciò che è già legale in Italia: i relatori del Pd e M5S hanno presentato un testo che restringe i diritti perché il suicidio assistito a determinate condizioni è già legale in Italia. Questa è la situazione che difficilmente ci può consentire di avere fiducia“.
Ma non solo, denuncia inoltre Cappato, ”La Consulta tra l’altro ha motivato la sua decisione nel comunicato stampa con il problema della tutela delle persone più fragili e deboli: un paradosso, perché credo che il modo migliore di tutelarle sia proprio consentire loro di scegliere di non dover subire come una condizione di tortura una sofferenza insopportabile“. Ed ora, che in cuor suo spera fortemente di venire smentito dai partiti, Cappato afferma che “certamente non staremo a guardare, la strada per noi finora è stata quella delle disobbedienza civile, dei processi, dei ricorsi e andiamo avanti così. La direzione è poter lasciar scegliere la gente“.
Infine, riguardo al referendum sulla cannabis, Cappato avverte che “se la Corte dovesse dichiarare inammissibili anche questo quesito, sarebbe spazzato via non solo il tema come quello dell’eutanasia, ma una intera stagione referendaria. Tra l’atro dubito che a quel punto i referendum sulla giustizia riuscirebbero a raggiungere il quorum. Ed è per questo che dico che sono più preoccupato per la democrazia italiana, che per l’eutanasia“.
“Peccato che il referendum non fosse sull’ eutanasia ma fosse sull’omicidio del consenziente“. Così Dal canto suo, più tardi, il presidente della Corte costituzionale Giuliano Amato, ha commentato il giudizio di inammissibilità al referendum ‘eutanasia legale‘, affermando che “La decisione è stata presa sulla base di criteri previsti dalla Costituzione. Io sono assai meno politico di lui, dovrebbe saperlo. Dire che questa Corte fosse mal disposta significa dire una cattiveria che Cappato si poteva risparmiare, sarebbe stato meglio si interrogasse su ciò che stava facendo, dato che nel quesito non si parlava di eutanasia ma di omicidio del consenziente”. Dunque, ha poi concluso D’Amato, “Ci ha ferito sentire che chi ha deciso così non sa cosa significa la sofferenza. Ma è la parola eutanasia che ha portato tutto questo. Il referendum era su omicidio del consenziente”
Max