Dopo quello relativo all’eutanasia, poco fa ecco la fumata nera (ma guarda un po’!), anche per il referendum sulla cannabis, è stato ritenuto ‘inammissibile’, come annunciato dal presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato.
Rispetto al quesito referendario, che si proponeva di intervenire su due fronti: sul piano della rilevanza penale, e su quello delle sanzioni amministrative, D’Amato ha affermato che “Abbiamo dichiarato inammissibile il referendum sulle sostanze stupefacenti, non sulla cannabis. Il quesito è articolato in tre sottoquesiti ed il primo prevede che scompaia, tra le attività penalmente punite, la coltivazione delle sostanze stupefacenti di cui alle tabelle 1 e 3, che non includono neppure la cannabis ma includono il papavero, la coca, le cosiddette droghe pesanti. Già questo sarebbe sufficiente a farci violare obblighi internazionali“.
Dunque, ha concluso il presidente della Corte Costituzionale, ”Se il quesito è diviso in tre sottoquesiti, io non posso toccare questo treno: se il primo vagone deraglia, si porta dietro gli altri due”.
Dal canto suo Marco Perduca, presidente del Comitato Referendum Cannabis, ha commentato la ‘bocciatura’ affermando: ”La Corte costituzionale ha respinto la richiesta posta dal Comitato Promotore Referendum Cannabis. Le motivazioni addotte dal Presidente Amato e le modalità scelte per la comunicazione sono intollerabili”.
Perduca ha annunciato che domani mattina alle 11 avrà luogo una specifica conferenza stampa perché, spiegano i promotori, “Il quesito non viola nessuna convenzione internazionale tanto è vero che la coltivazione è stata decriminalizzata da molti paesi, ultimo tra questi Malta. Il riferimento del Presidente alle tabelle è fattualmente errato: dall’anno della bocciatura della Legge Fini Giovanardi (2014) il comma 4 è tornato a riferirsi alle condotte del comma 1, comprendendo così cannabis. La scelta è quindi tecnicamente ignorante e esposta con tipico linguaggio da convegno proibizionista”.
Dunque, aggiungono con amarezza i membri del Comitato Promotore Referendum Cannabis Legale, “Si è persa l’unica occasione di cambiare le leggi sulle droghe che in questo Paese nessuno ha il coraggio di toccare. Nemmeno chi dice di voler riformare la giustizia. Questa non è una sconfitta nostra e delle centinaia di migliaia di cittadini e cittadine che hanno firmato la proposta. È altresì una perdita per le istituzioni“.
Max