Mentre si dovrà attendere ancora fino al 2019 per il reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia della campagna targata Cinque stelle, sono in molti ad oggi a chiedersi quali saranno gli effettivi cambiamenti e soprattutto se sarà possibile continuare a mantenere il cosiddetto reddito di inclusione meglio conosciuto come REI o lindennità di disoccupazione Naspi. Il primo è stato introdotto dal governo Renzi e si tratta di una misura per il sostegno alla povertà, riconosciuta alle famiglie con reddito inferiore ai 6.000 euro e consistente in un sostegno economico mensile che, nel caso delle famiglie più numerose, può arrivare fino a 539,82 euro.
La Naspi, invece, è lindennità di disoccupazione che viene riconosciuta a quei dipendenti che perdono il lavoro per cause indipendenti dalla loro volontà e che possono vantare almeno 13 settimane contributive negli ultimi 4 anni, oltre a 30 giorni di lavoro effettivo negli ultimi 12 mesi. Secondo recenti indiscrizioni, sembrerebbe che entrambe le misura possano essere assorbite dal reddito di cittadinanza targato Cinque stelle: in questo modo, il Governo recupererà rispettivamente 2,5 miliardi (dal REI) e 1,5 miliardi (dalla Naspi).
Il REI, quindi, verrà trasformato in reddito di cittadinanza, con il requisito economico, che sarà aumentato a 8.000 euro, mentre limporto del contributo mensile sarà portato a 780 euro. Per questo motivo REI e reddito di cittadinanza non saranno cumulabili tra di loro dal momento che concretamente saranno la stessa cosa.
Discorso differente per lindennità di disoccupazione Naspi, che dovrebbe essere assorbita dal reddito di cittadinanza, ma senza alcuna trasformazione (se non nel nome). Lindennità di disoccupazione, che in questi anni ha funzionato molto bene, quindi non verrà eliminata, né trasformata. Ci sembra improbabile, però, che questa sia cumulabile con il reddito di cittadinanza di 780 euro. Potrebbe spettare al disoccupato, quindi, scegliere tra quali due strumenti optare.