“Per noi era fondamentale che il decalage partisse da un elemento di decisione presa dal percettore e non in modo automatico perché è chiaro che puntiamo a ricollocare tutte le persone che sono occupabili, che hanno accesso al Reddito di cittadinanza e non in modo automatico”. Così il ministro Patuanelli, commentando quanto discusso stamane nel vertice a palazzo Chigi dove sono stati affrontati diversi tempi, in primis il Reddito di cittadinanza.
A quanto pare, premesso il rinnovo della misura anche per l’anno prossimo, contro il governo ha tuttavia ‘debitamente’ vincolato l’avvio del ‘ridimensionamento’ dell’assegno già al primo rifiuto da parte de percettore, di un lavoro congruo, quindi non più come prima, dal sesto mese, facendo così in modo che unendo il taglio all’introduzione dei sistemi di controllo – attraverso i quali verificare se il beneficiario abbia accettato o rifiutato l’offerta di lavoro – seguito dalla revoca del beneficio di fronte ad un secondo rifiuto. Una soluzione condivisa stamane sia dal premier Mario Draghi, che dal ministro del Lavoro (Orlando), il capo delegazione M5S al governo (Patuanelli), ed il ministro della Pa (Renato Brunetta), ed alcuni esponenti del Mef.
Complessivamente, si è intervenuto su numerosi punti, più che altro ‘caratterizzati’ dal verbo revisionare ‘in peggio’
IMMIGRATI – Ridurre da 10 a 5 anni la residenza necessaria per beneficiare dell’Rdc, in questo modo, spiega il Comitato, attraverso un intervento pari a circa 300 mln l’anno, sarà possibile “Sollevare circa 68mila famiglie dalla povertà, con il rischio che la loro situazione peggiori in modo irreversibile laddove un aiuto più tempestivo potrebbe prevenire l’avvio di traiettorie verso l’esclusione sociale, quando non la devianza”.
NUCLEI FAMILIARI – Per quelli composti da 1 persona, riduzione della soglia di partenza, da 6.000 a 5.400 euro, per poi differenziare il contributo per l’affitto, in base alla dimensione del nucleo familiare.
Ed ancora, la riforma Saraceno tende a rendere più flessibile la considerazione del patrimonio mobiliare, in mondo che una parte di questo – circa 4mila euro per un single – non sia liquidabile in “quanto costituisce un cuscinetto di riserva per le famiglie“.
ASSUNZIONI PER I PERCETTORI – L’idea è di incentivare le assunzioni dei percettori attraverso: contratto a tempo indeterminato con orario parziale, o con contratto a tempo determinato purché con orario pieno e di durata almeno annuale, prevedendo incentivi per i datori di lavoro e il rafforzamento “dei patti per inclusione e l’attuazione di progetti di utilità collettiva“.
Dal canto suo il Comitato prevede inoltre di “richiedere la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro solo dopo l’indirizzamento ai Cpi e ai servizi sociali e solo a coloro che sono indirizzati (o reindirizzati successivamente) ai primi“.
DISPONIBILITA’ IMMEDIATA AL LAVORO – Qui, prosegue ancora l’agenzia di stampa AdnKronos, ‘La norma attuale, infatti, secondo cui per ricevere il RdC tutti i beneficiari adulti devono effettuare una dichiarazione di disponibilità immediata al lavoro (Did) indipendentemente dal fatto che come singoli o come famiglia siano poi effettivamente indirizzati ai Cpi o invece ai servizi sociali, si sovrappone a quello di sottoscrivere un patto di inclusione e crea confusione’.
In tutto ciò, stando a quanto affermato dalla sociologa Chiara Saraceni, che ha guidato il pool di tecnici, “non sembra che questa manovra abbia riformato il Reddito di cittadinanza ma semplicemente irrigidito un po’ i controlli e in parte anche le condizioni di accesso”.
“Per noi va benissimo aumentare i controlli ex ante, non siamo assolutamente contrari, pensiamo che ci sia una sopravvalutazione del rifiuto del lavoro da parte dei beneficiari dell’Rdc, una sopravvalutazione non fondata su elementi empirci certi. Quello che però non funziona sono i Cpi: non sappiamo quante domande di lavoro siano state fatte e quante siano state rifiutate ma sappiamo che sono relativamente poche le persone prese in carico. E da qui dobbiamo partire”. Infine, spiega ancora, “La denuncia di imprese che non trovano lavoratori sono per lo più per occupazioni molto specializzate che sicuramente non riguardano le competenze dei beneficiari”.
Tuttavia non basta certo questo però a riportare la ‘serenità’ anche all’interno della maggioranza. Anche perché, anche oggi la Lega è tornata a denunciare le proprie critiche nei confronti di una misura, che considera “gli sprechi legati al Rdc” in favore invece di un taglio delle tasse.
Dal canto suo la leader di Fdi afferma che ”Sarebbe più serio se all’atto di richiesta del reddito di cittadinanza da parte del cittadino, dopo aver fatto quelle verifiche che finora non sono state fatte adeguatamente, lo Stato si prendesse tre mesi di tempo prima di darlo, sfruttando questo periodo per fare proposte di lavoro“.
Max