Il reddito di cittadinanza “non funziona. Le prove sono numerose e inoppugnabili chiedere di cambiare è non solo politicamente legittimo ma per me anche moralmente doveroso: nei confronti di chi si trova in reale difficoltà e nei confronti dei cittadini che con le loro tasse contribuiscono, come è giusto che sia, alla redistribuzione delle ricchezze ma che hanno il sacrosanto diritto di vedere i loro denari stanziati in misure efficaci, non usati per riempire le tasche di molti, troppi furbetti”. Lo scrive Matteo Renzi in una lettera trasmessa e pubblicata oggi da “La Stampa”, con la quale replica a un intervento della professoressa Chiara Saraceno, sulla stessa testata, le cui argomentazioni, scrive Renzi sono “falsità”.
A parere di Renzi il Rdc è “una misura scandalosa”. “Non è invece suo diritto – aggiunge Renzi riferendosi alle argomentazioni di Saraceno – affermare il falso su di me come quando dice che avrei osteggiato il reddito di inclusione, con una ricostruzione tanto falsa quanto diffamatoria. Quando sono diventato Premier era previsto uno stanziamento di 20 milioni di euro all’anno nel capitolo Lotta alla povertà. Mi sono dimesso dopo aver approvato una legge di Bilancio che vi destinava 2.7 miliardi di euro annui. Questi sono numeri e fatti cristallizzati in Gazzetta Ufficiale, quelle della Saraceno menzogne prive di fondamento”.
“Quella legge – la cui approvazione è stato il mio ultimo atto da Premier – l’ho scritta e voluta io convintamente insieme ai miei collaboratori, scegliendo di stanziare accanto alle risorse destinate al Reddito di inclusione un gigantesco investimento in Industria 4.0. Perché il compito di uno Stato liberale deve essere quello di aiutare chi non ce la fa ma anche e soprattutto di creare opportunità per farcela con le proprie gambe”.
“Se sei convinto di ciò che pensi – prosegue Renzi – non fai caricatura delle opinioni di chi non la pensa come te: si chiama onestà intellettuale. Rispondo tuttavia anche a questo. Non credo al diritto di nascita ma al contrario ritengo che il principio di eguaglianza sostanziale sia il cardine della Costituzione repubblicana. E uguaglianza sostanziale significa fare in modo che a tutti siano date le stesse opportunità di farcela, di realizzarsi, indipendentemente dalla propria condizione di partenza. È un principio che porta con sé diritti inalienabili, ma anche doveri. Quei doveri di cui troppo spesso ci si dimentica.
“La mia vita personale non è la gita di chi ha goduto di un diritto di nascita. Non mi è mai mancato nulla, grazie a Dio, ma un po’ per scelta, un po’ per necessità ho iniziato a fare quelli che vengono chiamati lavoretti durante le vacanze estive del liceo. Nel periodo dell’Università sono stato come tanti uno studente lavoratore che si alzava tutte le mattine alle cinque per distribuire i giornali. Ho molto da imparare e devo sicuramente ancora studiare, tanto: sono felice di riconoscerlo a differenza di chi pensa di sapere già tutto. Posso e voglio apprendere da tutti ma non prendo lezioni da chi afferma il falso”, conclude Renzi.