(Adnkronos) – Reddito di cittadinanza, doppia ricarica per chi convive: quando è possibile? Luca e Marco sono due studenti fuori sede che decidono di dividere le spese dell’affitto vivendo nella stessa abitazione. Nessun legame parentale o affettivo tra i due, eppure vengono considerati come un unico nucleo familiare. Partiamo da questo esempio per far capire di cosa stiamo parlando, ossia della situazione che vede due o più persone far parte dello stesso nucleo familiare solamente perché condividono la stessa residenza. Questo perché nel formare la famiglia anagrafica il Comune procede, in assenza di diversa indicazione, con l’includere tutte le persone che vivono allo stesso indirizzo di residenza.
Nello stato di famiglia, dunque, convergono automaticamente tutti coloro che vivono sotto lo stesso tetto. Per lo stesso motivo, il reddito di cittadinanza – che viene riconosciuto all’intero nucleo familiare – non può essere percepito da più componenti dello stesso stato di famiglia.
Ma c’è un però: come spiegato da Money.it, in assenza di vincoli affettivi e legami parentali i componenti maggiorenni possono recarsi all’ufficio anagrafe del Comune chiedendo la scissione del nucleo familiare in più parti. Nel caso dell’esempio, quindi, i due studenti fuori sede con la stessa residenza possono chiedere di essere trattati come due nuclei familiari separati. Questo significa che ci saranno due diversi stati di famiglia e dunque potranno presentare due Dsu ai fini Isee distinte.
Di conseguenza, provvedendo alla scissione, ogni nucleo familiare – pur se residente allo stesso indirizzo – potrà chiedere il proprio Isee e richiedere per sé il reddito di cittadinanza. Per questo motivo, all’interno della stessa abitazione possono anche esserci più titolari di carta Rdc.
Ma attenzione a quanto si dichiara: se ad esempio due fidanzati conviventi dichiarano che tra loro non c’è alcun legame affettivo, stabile e continuativo, questi rischiano di dover rispondere del reato di falsa attestazione in atto pubblico.