“Ho declinato l’offerta di partecipare alle celebrazioni per il compleanno di Bon Dylan, perché io personalmente preferivo Donovan, che era erroneamente definito il Bob Dylan britannico. Le canzoni di Dylan in realtà non hanno mai avuto successo, se non interpretate da altri, dai Byrds, dai Manfred Mann, da Jimi Hendrix. Insomma io non partecipo a questa esaltazione generale di Bob Dylan”. Red Ronnie, critico musicale, giornalista che con la sua trasmissione ‘Roxy Bar’ ha visto sfilare tanti grandi artisti, condivide con l’Adnkronos la sua visione del musicista, poeta e compositore statunitense che il 24 maggio compie 80 anni. “A me Bob Dylan non è mai piaciuto tanto e voglio vedere quanti, fra coloro che lo esaltano, ascoltano davvero Bon Dylan. Credo che la sua esaltazione sia immeritata”.
“Ha avuto una grande influenza, questo sì, ma – dice Red Ronnie – a lui vengono riconosciuti tanti meriti che non ha avuto, come quello di aver elettrificato la chitarra nel folk che fu un uno scandalo. Avvenne a Newport. In realtà il merito è stato di Mike Bloomfield che si era rotto le scatole di suonare la chitarra acustica da chitarrista di blues quale era. Non fu, quindi, un merito di Bob Dylan che in quel periodo suonava, appunto, con la Paul Butterfield Blues Band in cui c’era Mike Bloomfield”. Non solo. “I poeti americani allora andavano in quei locali di New York a declamare le loro opere. Ebbene, il poeta Allen Ginsberg disse che Bob Dylan avrebbe avuto più successo di loro, sebbene i suoi testi non fossero belli, solo perché ‘lui ci metteva la chitarra sotto'”.
E se Red Ronnie dovesse indicare un brano di Dylan che gli è piaciuto? “Il brano che io ho preferito è stato ‘Hurricane’ dedicata proprio al pugile finito in prigione, anche se non è servita allo scopo: ottenere la liberazione di Hurricane. Bob Dylan abitava a Woodstock ma rifiutò di andare al festival della città perché non c’erano abbastanza soldi. Beh, non posso amare un artista così, al di là del fatto che non mi piace la sua voce nasale. E poi ricordiamoci che il mito di Bon Dylan è più un mito italiano che americano”.