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    Red Canzian: “Bullismo? Pooh con ‘Pierre’ fra i primi a parlare di gay”

    (Adnkronos) – “E’ stata un po’ la nostra bandiera, anche per il mondo gay, perché quasi nessuno all’epoca aveva il coraggio di trattare certi argomenti in una canzone”. Red Canzian, storico componente dei Pooh – recentemente impegnato nei teatri con il suo ‘Casanova Opera Pop’ – rievoca alla AdnKronos, in relazione al recente tragico episodio di Palermo con un ragazzo gay bullizzato e suicida, come nacque il brano ‘Pierre’, nel cui testo si legge: “Penso a te nei tempi della scuola, tu già da noi così diverso. Ricordo si rideva tra noi, di quel tuo sguardo di bambina, di quella tua dolcezza strana e triste… Non ti arrendi a un corpo che non vuoi sentire. Pierre, sono grande ed ho capito, sai: io ti rispetto, resta quel che sei tu che puoi”. 

    Racconta Red Canzian: “Fu una intuizione di Valerio Negrini, il nostro fondatore e principale paroliere, sempre molto attento a tutti i temi sociali. In quella musica particolarmente dolce e in quella melodia particolarmente narrativa, aveva identificato la possibilità di un testo impegnato che parlasse dell’argomento omosessualità”. Ma come fu accolto il brano dai fan? “Benissimo – risponde – E fu accolto molto bene anche da chi non era un nostro fan ma mostrava coinvolgimento per un tema così sensibile, o per un fatto personale o per un fatto di coscienza”.  

    Per il componente dei Pooh, “era questione di essere rispettosi di quella che allora si definiva spregiativamente come ‘diversità’ e che era di fatto un tabù; tabù anche inserirla in una canzone. Poi, magari, molti non l’avranno neanche capita, si saranno limitati a farsi trasportare dalla melodia in effetti davvero coinvolgente”. Ma il brano fu mai boicottato, in tv o alla radio? “No, nella maniera più assoluta, mai nessun problema per la sua messa in onda. In generale, il mondo artistico e musicale è sempre stato il più aperto su temi simili, almeno dalla fine degli anni Sessanta in poi; è sempre stato l’ultimo dei problemi”. 

    “Credo che il motivo di un gesto così estremo non sia da ricercare solo nel fatto che sia stato bullizzato: bisogna scavare in profondità nell’animo di un adolescente di 13 anni e capire più cose, senza ridurre tutto all’equazione ‘bullismo = gesto estremo’. Altrimenti, strumentalizziamo sempre il dibattito sulla politica, le leggi e l’ideologia”. E’ il commento alla vicenda del ragazzo gay bullizzato a Palermo e suicida, rilasciato alla AdnKronos da Povia, il cantante autore, fra i suoi brani, di ‘Luca era gay’ il cui testo recita: “Luca era gay e adesso sta con lei; Luca parla con il cuore in mano; Luca dice ‘sono un altro uomo’. Non sono andato da psicologi, psichiatri, preti o scienziati… C’era chi mi diceva ‘è naturale’, io studiavo Freud e non la pensava uguale. Questa è la mia storia, solo la mia storia: nessuna malattia, nessuna guarigione”. 

    Prosegue nel suo commento Povia: “Dispiace e dà dolore, invece, che un ragazzo si sia tolto la vita, perché magari è stato poco seguito. Una cosa è certa: prima di combattere il bullismo dei piccoli bisogna combattere il bullismo dei grandi, visto che il bullismo è ovunque, in tv, in radio, in guerra, in aziende grosse e piccole, nella politica, nella musica, nei testi e negli atteggiamenti, sui social, tutti contro tutti”. 

    Per Povia, “una società fondata sulla confusione non genera tranquillità e speranza nelle nuove generazioni. Si dà la parola a certi esperti, loro hanno sempre la soluzione pronta e quando le cose non vanno come avevano detto, ti spiegano pure perché… Insomma viviamo in una società ‘ndo coio coio tanto ho 3 lauree’…”. 

    (di Enzo Bonaiuto)