Dopo una settimana di ‘colloqui ed incontri’ (oggi nell’agenda degli Stati generali le società partecipate), e un monte di progetti, piani, idee – a fronte dei fondi ‘che arriveranno’ – dopo essersi confrontato forse anche gli ambulanti, oggi ‘Cesare’ ha annunciato che, a proposito del piano di rilancio, in settimana si ‘degnerà’ infine di parlarne anche con le opposizioni.
Da Villa Pamphili Conte ha infatti spiegato alla stampa che “confidiamo già la settimana prossima di rivedere il programma e provare a chiuderlo. Faremo un confronto con le forze politiche di opposizione, dopodiché avremo la bozza di piano di rilancio a cui lavorare alacremente nelle prossime settimane”.
Dunque, come da ‘piani’, ha poi aggiunto il premier, ”Concretamente da questo ricaveremo il Recovery Plan che presenteremo a settembre. L’ho ribadito anche ieri al Consiglio europeo: il fatto che l’Italia, anziché come spesso accaduto in passato, sia stato il primo Paese in Ue a predisporsi a questo rilancio è un valore aggiunto“, tiene a precisare il presidente del Consiglio, forse non pensando che nel frattempo i tempi continua ad allungarsi sempre più. Ad ogni modo, spiega però che ”Nella logica europea, sarà importante rispettare il cronoprogramma, la road map ben precisa, e articolare progetti concreti” nel Recovery Plan che il nostro Paese ‘deve fa quadrare’ per poi poter accedere agli agognati fondi.
Dunque, prosegue, per questo motivo ”assegniamo grande importanza al Decreto semplificazioni, sul quale stiamo continuando a lavorare anche in questi giorni, per cui confido che saremo pronti già la settimana prossima“.
Attualmente, dice ancora, ”Ci serve un provvedimento mirato per intervenire su alcuni snodi per quanto sappiamo che un solo provvedimento normativo non possa risolvere il problema atavico di una ‘incrostazione’ burocratica“.
Riguardo al tema del giorno, le società partecipate, il premier ha esordito spiegando che “questa è una consultazione nazionale dedicata al piano di rilancio: un piano articolato in macro-obiettivi, linee di intervento e declinati in alcuni progetti specifici. Alcuni sono più puntuali, più circoscritti come raggio d’azione, altri si tratta di obiettivi di più ampio raggio. Con cui intendiamo contribuire a realizzare il Paese che vogliamo, e abbiamo necessità di farlo perché siamo nel pieno di una pandemia che sta deprimendo il tessuto economico e sociale molto severamente”. Ed ancora, ”Voi conoscete le stime che le maggiori autorità europee e internazionali hanno diffuso. Dobbiamo confrontarci con uno scenario di grande incertezza ancora”, sottolinea giustamente, “e questa è una variabile in questo momento per la crescita economica, che ci impedisce di avere contezza del quadro macroeconomico nei dettagli. La nostra convinzione è tuttavia che per il nostro Paese dobbiamo creare ora le premesse per poter consentire un recupero in termini di produttività, di prodotto interno lordo“.
Poi – forse non considerando le condizioni del Paese – il premier ha ‘bacchettato’ come se ne avessimo avuto possibilità, che ”Siamo profondamente insoddisfatti dell’andamento di questi indici negli ultimi anni. Siamo sempre stati al di sotto della media europea. Riteniamo che il Paese abbia potenzialità di recupero superiori, di gran lunga più elevate. Non siamo ancora riusciti a esprimerle, questo evidentemente per le carenze di struttura, dei vizi ‘funzionali’ che l’intero sistema Italia si porta avanti. Come superarlo? Questo crediamo sia il modo migliore. Noi oggi programmiamo questo rilancio”.
Dunque, parlando alle partecipate (puntualmente ‘incensate’ con un eroico (“Siete la spina dorsale del Paese”), il premier spiega che “Noi oggi programmiamo il rilancio. Abbiamo lavorato con i ministri, abbiamo condiviso il Piano con tutta la maggioranza per dare già una base di partenza solida dal punto di vista politico; ora ci confrontiamo con tutte le forze produttive, culturali, sociali e economiche del Paese. Quindi anche con voi che siete la spina dorsale del Paese: molti di voi hanno assetti di governance che rispondono a logiche di mercato e quindi dovete perseguire le finalità che una società tale deve avere. Avete delle sensibilità che ci consentono di confrontarci in modo concreto e di coinvolgervi nel raggiungimento di questi obiettivi“.
Il piano per altro è anche abbastanza semplice: arrivare laddove altri paesi ‘praticano’ da decenni: ”Le direttrici su cui ci muoviamo sono tendenzialmente tre: modernizzazione del Paese, transizione ecologica e inclusione sociale, territoriale e di genere. Non immaginiamo oggi qui di concordare nel dettaglio e nello specifico i progetti, ma riteniamo di dare a questa riunione un senso allorché voi darete contributi. Nei prossimi giorni potrete far pervenire degli appunti scritti, anche in termini di nuovi progetti da noi non individuati; osservazioni puntuali sui progetti sui quali vi sentiti più coinvolti. Confidiamo già la settimana prossima di rivedere il programma e provare a chiuderlo”. Anche perché, come spiega all’inizio, dopo l’incontro con le opposizioni si chiuderà il cerchio ricavando finalmente – si spera – “il Recovery Plan che presenteremo a settembre. Qui non è solo questione di intervenire sui Paesi e le zone più colpite, ma predisporre sostegni economici in forma di grants and loans per quei Paesi che per fisionomia e struttura, capacità di spesa negli anni, hanno minore reazione, minore resilienza. Noi siamo tra quelli. Ci viene riconosciuta la possibilità di recuperare un gap“.
Infine, come è giusto che sia, un messaggio di speranza: ”Abbiamo una grande responsabilità oggi, ma anche rispetto ai nostri figli e nipoti. Sta a noi tramutare la sofferenza di questo periodo in opportunità: e vogliamo farlo con voi. Da questo piano di rilancio, come detto, andremo a ricavare il Recovery Plan che sarà più circoscritto, sarà un pacchetto di investimenti e riforme che verranno finanziati con fondi europei. Per questo, anche nella logica europea, sarà importante rispettare il cronoprogramma, la road map ben precisa, e articolare progetti concreti”.
Max