Sarà dunque una giornata cruciale quella di mercoledì quando, oltre al discorso del premier alla Camera, dove riferirà sul fondo salva-Stati (Mes), in serata è previsto un Consiglio dei Ministri appositamente intitolato al Recovery Plan la cui bozza, come vedremo, prevede l’arrivo di 196 miliardi di euro. A presentarlo è lo stesso presidente del Consiglio il quale, ‘tecnicismi’ a parte, anche stavolta non risparmia lodi e meriti a questo governo che, come si legge più avanti, è addirittura riuscito a riunire ed a convincere l’Europa circa una riposta comune – economica – contro la pandemia.
Come spiega il premier Conte introducendo l’arrivo del Next Generation Eu, ”Il nostro Paese da tempo sconta tassi di crescita del prodotto e della produttività significativamente inferiori a quelli delle altre maggiori economie avanzate e insufficienti per garantire un miglioramento significativo del benessere dei suoi cittadini. Per uscire da questa crisi e per portare l’Italia sulla frontiera dello sviluppo europeo e mondiale occorrono un progetto chiaro, condiviso e coraggioso per il futuro del Paese, che permetta all’Italia di ripartire rimuovendo gli ostacoli che l’hanno frenata durante l’ultimo ventennio“.
“Il nome stesso del piano straordinario europeo (Next Generation Eu) – rimarca il capo del governo – chiarisce quale debba essere la prospettiva. Nelle parole della Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen si tratta ‘non solo di riparare e recuperare l’esistente, ma di plasmare un modo migliore di vivere il mondo di domani’. Per l’Italia in particolare, oltre a recuperare il terreno perduto con la crisi pandemica, si tratta di voltare pagina rispetto al passato”. Dunque, spiega ancora Conte nell’introduzione della bozza, ”Non possiamo permetterci di ritornare allo status quo precedente a questa crisi. L’Italia da oltre 20 anni fatica a tenere il passo delle altre economie avanzate. Il nostro Paese da tempo sconta tassi di crescita del prodotto e della produttività significativamente inferiori a quelli delle altre maggiori economie avanzate e insufficienti per garantire un miglioramento significativo del benessere dei suoi cittadini”.
Un passaggio cruciale, per la cui realizzazione, spiega ancora il presidente del Consiglio, per il quale urge un comune impegno. E’ evidente, aggiunge, che “La globalità e pervasività dello shock prodotto da virus chiamano a un coordinamento e una condivisione di sforzi. Fin dall’inizio della pandemia, l’Italia ha compreso prima di altri che l’Europa doveva essere protagonista in questa battaglia, che questa volta poteva e doveva dare una risposta forte e unitaria. Abbiamo insistito perché questa decisione venisse presa, ci abbiamo creduto nonostante più d’uno, anche in Italia, ritenesse assai improbabile un accordo“.
Entrando quindi nel vivo di ciò che il Cdm andrà a discutere, illustra infine il premier, ”Il piano finanziario straordinario approvato lo scorso luglio dal Consiglio Europeo è anche il frutto dei nostri sforzi: prevede risorse per 750 miliardi di euro, delle quali 380 a fondo perduto, che saranno raccolti con emissioni di titoli europei, per il 30% con ‘green bonds’. L’Italia ne sarà il primo beneficiario, con circa 209 miliardi di prestiti e sussidi“.
Dunque, recita la bozza del Recovery Plan (ancora non approvata e dunque sensibile ad eventuali correzioni), complessivamente sono ben 196, i miliardi di euro, che andranno a materializzare il ‘Piano nazionale di ripresa e resilienza’ (PNRR). Ed ancora:
Come spiega infine la bozza in discussione in queste ore, ’Sull’attuazione del PNRR vigilerà con compiti di indirizzo, coordinamento e controllo un Comitato esecutivo, composto da presidente del Consiglio, ministro dell’Economia e ministro dello Sviluppo economico. Viene inoltre individuato il ministro degli Affari europei, di intesa con il ministro degli Affari esteri e delle cooperazione internazionale per quanto di competenza di quest’ultimo, quale referente unico con la Commissione europea per tutte le attività legate all’attuazione del piano. Il Comitato può delegare a uno dei propri componenti, senza formalità, lo svolgimento di specifiche attività”.
Per rendere ancor più agile e trasparente la completa realizzazione del PNRR, spiega la bozza, ”è inoltre necessario stabilire in modo chiaro responsabilità e compiti che diano adeguate garanzie della corretta attuazione degli interventi e del rispetto dei tempi. In tale ottica, in linea con gli indirizzi della Commissione UE, si ritiene di dover procedere alla individuazione di un ‘Responsabile di missione’ in ciascun settore interessato dal piano“. Un responsabile, viene precisato, “al quale sia demandata la responsabilità generale di assicurare la celere ed efficace attuazione del piano stesso, la costante verifica circa il rispetto del cronoprogramma nonché il compito di adoperarsi, anche attraverso l’attivazione di poteri sostitutivi, per favorire il superamento di situazioni di inerzia o comunque ostative alla realizzazione dell’intervento programmato”.
Proprio per la sua natura determinante e vitale, sono previsti ”resoconti periodici dell’andamento del PNRR al Parlamento nazionale e alla Commissione europea. Il governo auspica un ruolo attivo del Parlamento lungo il periodo dei 6 anni nel controllo e monitoraggio dell’attuazione del PNRR. Le forme di organizzazione devono essere decise in accordo ai regolamenti parlamentari e allo svolgimento della vita istituzionale”.
Altro capitolo determinante all’interno della bozza, si legge, ’’Anche in considerazione degli interventi posti in essere negli ultimi anni, si ritiene che l’esigenza sia ora di concentrare le risorse disponibili per ridurre prioritariamente la pressione fiscale sui redditi medi. Finora siamo infatti intervenuti sui lavoratori con reddito fino a 40mila euro, ora dobbiamo intervenire a favore dei lavoratori (sia dipendenti sia autonomi) con un reddito medio, ovvero orientativamente incluso tra 40 e 60 mila euro, perché si tratta della fascia che oggi sconta livelli di prelievo eccessivi rispetto ai redditi ottenuti”. Dunque, prosegue il testo, ”Abbiamo pensato innanzitutto a una riforma dell’Irpef, perché è l’imposta principale, interessa circa 41 milioni di contribuenti (dichiarazioni 2019 riferite all’anno di imposta 2018), e perché è quella che mostra più di ogni altra evidenti problemi di inefficienza, iniquità verticale e orizzontale e mancanza di trasparenza“.
”La riforma fiscale che abbiamo in mente – conclude infine la bozza – risponderà da un lato, all’esigenza di definire una riforma organica del nostro sistema fiscale e, dall’altro, alla necessità che il disegno riformatore possa essere attuato nei tempi previsti per la fine della legislatura”, si legge nella bozza. Il PNRR avvia una revisione generale della tassazione verso una maggiore equità, migliorandone al contempo la trasparenza e l’efficienza e riducendo le disparità di trattamento tra i cittadini e la concorrenza sleale tra le imprese”.
Infine, si legge in conclusione, ’’La delega fiscale avrà l’obiettivo di riordinare le spese fiscali e la tassazione ambientale. Sono questi due interventi che potranno completare il disegno di riforma dell’Irpef, con benefici in termini di efficienza, equità e trasparenza”. Obiettivi viene spiegato, che ”sono diventati ancor più prioritari all’interno del nuovo disegno strategico ispirato a logiche di sostenibilità ambientale e sociale che guiderà la politica economica italiana ed europea per i prossimi decenni”.
Max