Recovery Plan, la presentazione del piano di rilancio alla Commissione europea potrebbe slittare. Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ha detto a Bruxelles, al termine della riunione dell’Eurogruppo, che l’esecutivo Ue si attende la presentazione della “maggior parte” dei piani nazionali “entro 2-3-4 settimane”.
Il vicepresidente Valdis Dombrovskis ha confermato che alcuni Paesi avranno bisogno probabilmente di “una o due settimane in più”. Quindi i piani arriveranno entro metà maggio, e non tutti entro il 30 aprile come previsto dal regolamento della Recovery and Resilience Facility.
La scadenza di fine mese non è tassativa (“as a rule”, di regola, dice il regolamento), ma l’Italia, che è comunque il primo beneficiario del piano, potrebbe aver bisogno di un po’ più di tempo. Sicuramente non da sola. Niente di drammatico, solo che i tempi per ricevere i primi fondi rischiano di allungarsi.
Neanche questo dovrebbe essere un problema insormontabile, comunque, visto che i rendimenti dei titoli di Stato si sono assai ridotti e che nessun Paese, tantomeno l’Italia, ha problemi di liquidità. In ogni caso, ha sottolineato Dombrovskis, meglio fare le cose per bene piuttosto che affrettarsi a presentare un piano lacunoso: “E’ più importante prendersi una o due settimane per migliorare la qualità del piano, piuttosto che concentrarsi su una data”, ha detto.
La Commissione, ha spiegato Gentiloni, punta ad approvare alcuni piani nazionali “prima della pausa estiva”, cosa che dovrebbe comportare, per chi avrà presentato prima i piani, l’erogazione del prefinanziamento, nella misura del 13% del totale, prima degli altri. I Paesi che sono più avanti sono Francia, Grecia, Portogallo e Spagna. Spagna che ha superato l’Italia, sia pure di poco, per i trasferimenti in cifra assoluta, perché In Italia l’economia è andata meno peggio del previsto nel 2020 (il nostro Paese resta tuttavia di gran lunga il primo per la somma di trasferimenti e prestiti).
Gentiloni, che non ha risposto direttamente alla domanda se si attende che l’Italia rispetti o meno la scadenza del 30 aprile (comunicarlo, eventualmente, spetta a Roma, non alla Commissione), ha però ricordato che il cambio di governo ha provocato una “pausa” nel lavoro sul Recovery Plan, ma ora, ha aggiunto, l’esecutivo sta lavorando “a tutta velocità” e “confido che avremo un buon piano”. Perché la Commissione riesca ad approvare i primi piani nazionali prima di agosto, occorre comunque che venga ratificata prima di fine giugno la decisione sulle risorse proprie, l’atto giuridico che crea la garanzia necessaria all’emissione delle obbligazioni da parte della Commissione, tecnicamente l’headroom, la differenza tra impegni e pagamenti nel Qfp 2021-27.
Finora l’hanno ratificata 17 Paesi su 27. Ne mancano 10, inclusa la Germania, dove deve pronunciarsi la Corte Costituzionale, che ha ordinato al presidente della Repubblica di non firmare la legge di ratifica, perché prima deve esaminare un ricorso, ritenuto non manifestamente infondato, presentato da un’associazione che fa capo a Bernd Lucke, tra i fondatori di Alternative fuer Deutschland, poi uscito dal partito.
Un alto funzionario Ue si è detto “fiducioso che risolveremo questi problemi prima della fine della presidenza portoghese”. Se tutti i dieci Paesi restanti procederanno in tempo alla ratifica, allora un altro scoglio sarà stato superato. Intanto, i piani nazionali devono essere valutati dalla Commissione, che ha due mesi di tempo, (“in teoria”, ha precisato Gentiloni), dopodiché il Consiglio ha un altro mese per approvarlo. Una volta che il piano è stato approvato dal Consiglio, a quel punto la Commissione può procedere all’esborso del prefinanziamento (il 13% del dovuto), sempre posto che nel frattempo sia stata ratificata la decisione sulle risorse proprie. A conti fatti, a meno di accelerazioni, appare ora più difficile che l’Italia riesca a ricevere il prefinanziamento prima della pausa estiva.