Dopo otto anni di negoziati, quindici Paesi della regione dell’Asia-Pacifico hanno stipulato un importante accordo commerciale di libero scambio. Gli elementi chiave del trattato, che si chiama RCEP (Regional Comprehensive Economic Partnership) e di cui si sa ancora poco, sono: riduzione delle barriere tariffarie (il 90%) per gli scambi commerciali e nuove regole relative agli investimenti, all’e-commerce e alla tutela della proprietà intellettuale. L’obiettivo è promuovere una maggiore interazione economica tra i Paesi interessati.
Definito dagli osservatori “uno dei più grandi accordi commerciali” di sempre, RCEP è stato firmato domenica scorsa ad Hanoi, capitale del Vietnam, dai dieci Paesi dell’Asean (Cambogia, Vietnam, Indonesia, Brunei, Laos, Malesia, Myanmar, Filippine, Thailandia, Singapore) più Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Giappone e Cina. Grande assente l’India, che si è ritirata dai negoziati nel 2019.
Il trattato, fortemente voluto da Pechino, è il primo di libero scambio che comprende Giappone, Cina e Corea del Sud. Sarebbe stato difficile mettere insieme i tre Paesi, spesso in contrasto, attraverso altre vie.
Secondo gli esperti, l’accordo si oppone al Tpp (Trans Pacific Partnership), avanzato nel 2015 dall’amministrazione Obama e firmato da 12 paesi del Pacifico, Cina esclusa. Nel 2017, però, il presidente Donald Trump ha ritirato gli Stati Uniti dal progetto. Anche se meno ambizioso dell’Unione europea o del Nafta (l’accordo nordamericano per il libero scambio tra Usa, Canada e Messico), la nuova intesa asiatica potrebbe segnare una svolta sia politica che economica in una regione che rappresenta circa un terzo del Pil mondiale e oltre due miliardi di persone. Il trattato entrerà in vigore quando sarà ratificato dai paesi coinvolti.
Mario Bonito