(Adnkronos) – “I giovani non hanno più la pazienza di approcciarsi a questo genere di lavoro, non hanno più la pazienza di venire nelle nostre officine e nei nostri cantieri ad apprendere un lavoro. Questo discorso vale per le maestranze, ma si può estendere anche a chi proviene dall’ Università. Mancano ingegneri, mancano tecnici specializzati, mancano persone che vengano ad apprendere un lavoro in officina, laboratorio, falegnameria come hanno sempre fatto gli artigiani”. Ad affermarlo è il vicepresidente di Confindustria Nautica Andrea Razeto nel suo incontro con la stampa al Salone Nautico di Genova.
Alla lunga, spiega, “questo potrò causare un grosso problema. Non mi spiego il perché però lo capisco: questo comportamento ha un aspetto culturale. In Italia abbiamo passato molti anni auspicando sempre il meglio per i nostri figli, senza pensare che non è disdicevole entrare in un’officina, fare un lavoro, fare l’artigiano. Lasciando stare l’aspetto economico, conta l’apetto sociale. E’ una questione culturale sulla quale bisognerebbe lavorare con le scuole e con le università e anche noi industriali dovremmo un po’ rimboccarci le maniche”, aggiunge.
Molti imprenditori americani, rileva, “vanno a cercarsi gli studenti nelle università, li portano in azienda a fare degli stage nel periodo estivo. Quando finiscono gli studi possono trovare pronto il posto di lavoro come avveniva una volta da noi con l’apprendistato. Le generazioni più anziane di operai e di tecnici che noi abbiamo in officina è costituita da ex ragazzi provenienti dalle scuole tecniche che a scuola studiavano, ma poi l’estate la passavano da noi. Ora quei corsi vanno deserti. Sono le stesse famiglie a non incoraggiare più i giovani. Noi dovremmo comunque aprire di più le nostre fabbriche. E’ un problema culturale e non di retribuzione. Abbiamo per lo più dei contratti collettivi nazionali e le persone che lavorano nelle nostre officine sono molto ben retribuite perché sono comunque molto specializzate e quindi molto ricercate,…ma poche”.