Il fenomeno Isis si espande a macchia d’olio e continuano gli arresti di aspiranti Jihadisti in tutta l’Europa. Ultimo di questa serie Noussair Louati, ventisettenne tunisino che più volte ha palesato su Facebook la voglia di seguire la guerra santa in nome di Allah. Un primo tentativo di fuga verso la Siria da parte del ’foreign fighter’ di Ravenna era già fallito: aveva provato a comprare un biglietto per Instanbul, ma la partenza non avvenne a causa della mancata concessione del passaporto da parte del consolato.I foreign fighters, tradotto combattenti stranieri, sono individui nati in Germania, Francia e Italia ma con una fede religiosa islamica radicale, che spinti da una profonda insoddisfazione e frustrazione verso la cultura occidentale decidono di perseguire la strada della Jihad come forma di riscatto e ragione di esistenza. Il reclutamento di questi soldati avviene ormai anche tramite comunità virtuali create sui social network. Però, come successo a Noussair Louati, il rischio di essere monitorati ed individuati è molto più grande rispetto ad un reclutamento sottotraccia. Louati inneggiava sul web ad obiettivi come la conquista di Roma, “e se Dio vuole conquistiamo Roma e vengo a liberare mia figlia”, figlia avuta dalla moglie italiana con cui viveva insieme nel quartiere di Darsena. Dagli ultimi contatti Louati sarebbe dovuto partire per la Germania, ma è stato bloccato nella notte vicino la stazione a due passi da casa sua. La Digos e i Pm erano sulle sue tracce dall’11 febbraio, quando andò al centro culturale islamico di Milano per cercare un contatto per arruolarsi, ma senza riuscirci. Questo è il primo caso regolamentato dalla nuova normativa anti-terrorismo, che sanziona chiunque cerchi di arruolarsi autonomamente in un’organizzazione terroristica.
I fatti di Parigi hanno colpito a fondo, traumatizzando la Francia e l’Occidente intero che ora hanno quindi aumentato le misure di sicurezza. Ed è proprio a Parigi che è stato arrestato un altro fondamentalista islamico, studente informatico di 23 anni, Bernard Cazeneuve, che pianificava imminenti attentati nei confronti di due chiese. L’Islam continua dunque a terrorizzare. L’attentato a Charlie Hebdo ha fatto prendere coscienza dell’entità della minaccia e della nostra fragilità, da allora sono state varate molte misure per prevenire questi atti. La sensazione però è che non si tratti più di prevenire il terrorismo ma di combatterlo, in quanto ormai radicato nel tessuto sociale. Ma come si combatte il terrore?