Quello del rave party di Viterbo, l’evento a cui partecipano migliaia di giovani da tutta Europa in corso nelle campagne di Valentano dalla notte fra il 13 e il 14 agosto, è uno “scenario complesso” e un intervento “con l’uso della forza” potrebbe provocare vittime. E’ quanto spiega il portavoce dell’Associazione Nazionale Funzionato di Polizia, Girolamo Lacquaniti, che “rispondendo ai molti esperti di ordine pubblico dell’ultima ora”, cerca di “fare un po’ di chiarezza sulla vicenda”.
La Procura di Viterbo ha intanto aperto un fascicolo di indagine sulla morte di un 25enne avvenuta al rave. Il corpo del giovane è stato trovato nelle acque del lago di Mezzano, dove il ragazzo si era immerso. Il reato ipotizzato nel fascicolo, coordinato dal procuratore Paolo Auriemma, è quello di morte come conseguenza di altro reato. A fare luce sul decesso saranno anche i risultati dell’autopsia disposta dai magistrati.
“L’idea di una resa dello Stato non ci sembra coerente con quella che è una scelta (secondo noi correttissima) di evitare scenari di straordinario rischio – afferma Lacquaniti- Il terreno privato (non pubblico) oltre ad essere particolarmente vasto è stato occupato da decine di tir e vede la presenza di migliaia di persone, in più è presente vegetazione secca, facilmente infiammabile. In uno scenario di questo tipo l’intervento prevederebbe un uso della forza che dovrebbe tenere conto dei rischi connessi al movimento di mezzi pesanti tra la folla. In più l’uso dei lacrimogeni rischia d’innescare incendi con esiti drammatici”.
“Chi oggi grida allo scandalo e sollecita interventi coatti, sappia che sta insistendo su una soluzione dove la possibilità di avere feriti gravi o eventi letali è una concreta probabilità – dicono – Per questo, il nostro giudizio sull’operato del Questore è assolutamente positivo e gli rivolgiamo la nostra solidarietà e vicinanza”.
“Siamo consapevoli che le immagini di Viterbo appaiono uno schiaffo alla situazione che viviamo tutti, ma, sotto il profilo tecnico operativo è giusto sottolineare che altre soluzioni contengono concreti rischi di danni molto peggiori”, aggiunge. ”Inoltre, l’azione di persuasione dell’Autorità di Pubblica Sicurezza ha portato, ad oggi, all’allontanamento dall’area di circa 1.500 soggetti”, conclude.