(Adnkronos) – Di fronte a chi è restio alla vaccinazione anti-Covid “non dobbiamo commettere l’errore di alzare muri: dobbiamo piuttosto convincerlo che facciamo parte della stessa squadra, che siamo alleati”. E’ questa la ‘ricetta’ di Guido Rasi, direttore scientifico di Consulcesi, per recuperare le vaccinazioni rimaste in sospeso nel 15% di popolazione esitante.
Nello sforzo comunicativo necessario per mettere innanzitutto in sicurezza i bambini e gli adolescenti, ma anche gli adulti, da malattie prevenibili con i vaccini attualmente disponibili, non solo Covid-19, c’è anche il nuovo e-book ‘Protezione 0-18: obiettivi e criticità delle vaccinazioni pediatriche’ (edito da Paesi Edizioni), informa Consulcesi, in una nota. L’e-book appena pubblicato – che è disponibile anche in versione audiolibro – è un compendio di tutte le vaccinazioni, consigliate e raccomandate, che ogni medico e anche cittadino può utilizzare per sapere quali vaccini si devono e si possono fare e con quali tempistiche. Si va dai vaccini obbligatori per i minori da 0-16 anni, come l’esavalente (difterite, tetano, pertosse, epatite B, polio e influenza B), l’Ipv (poliomielite), l’epatite B, l’HiB (Haemofilus influenzae B), il Mprv o Mpr+V (morbillo, parotite, rosolia e varicella), ai raccomandati come quelli contro pneumococco, meningococco C, meningococco B, rotavirus. E poi: il vaccino anti-Hpv, l’antinfluenzale e quelli contro l’Herpes zoster e contro l’epatite A.
Dopo aver elencato tutti i vaccini oggi a disposizione della popolazione, riportando i principali numeri sulle coperture vaccinali, Rasi dedica ampio spazio alle strategie che gli operatori sanitari dovrebbero mettere in atto per superare le resistenze. “La prima cosa che un medico deve fare è ascoltare”, dice il direttore scientifico di Consulcesi, azienda leader nella formazione dei professionisti della salute, con un catalogo di oltre 250 corsi Ecm. “Occorre ammettere – sottolinea – che i medici, o quantomeno molti di essi, non sono degli ottimi ascoltatori. Tendiamo infatti ad ascoltare poco e a interrompere il nostro paziente, specie se non siamo d’accordo con quanto ci sta dicendo. E quando ci dicono che non vogliono far vaccinare i loro figli, difficilmente stiamo ad ascoltarli più di qualche secondo”. Oltre a saper ascoltare, secondo Rasi è necessario saper parlare nel modo giusto: “Soprattutto quando si ha a che fare con un paziente restio a sentire ragioni a favore dei vaccini, è importante evitare di utilizzare un tono di voce combattivo, giudicante o paternalistico. Meglio virare su un tono di voce più accogliente, non accondiscendente, ma che esprima comunque l’intenzione di volersi aprire al dialogo e al confronto”.
Tra gli altri consigli utili agli operatori sanitari, elencati dal direttore scientifico di Consulcesi, spiccano: “Non aver paura di parlare di se stessi: chi è contrario ai vaccini – osserva – obietta che noi medici vacciniamo per i nostri interessi. Per convincerli che non è vero, proviamo ad aprirci un po’ di più nei loro confronti, a raccontargli qualcosa del nostro vissuto personale che li induca a credere nella nostra buona fede”. Quindi “ricevere i pazienti che non vogliono vaccinare i loro figli: è dimostrato in letteratura che, se respingiamo questi pazienti, loro si rivolgeranno a un medico più ‘naturista’ di noi che gli concederà il lasciapassare per non vaccinare i loro figli. Se proprio non riusciamo a seguire questi pazienti, allora proviamo a indirizzarli a un collega più specializzato che tenterà un approccio più convincente nei loro confronti”.
Come ricorda Rasi, “non serve tirare la corda dalla propria parte. Con i pazienti restii a vaccinarsi è necessario provare a raggiungere un accordo tra ‘gentiluomini’: parlandosi in modo chiaro, si avranno più possibilità di convincerli inizialmente a fare qualche vaccino. Non sarà quello che prevede il calendario vaccinale, ma sarà comunque un inizio. Via via che si acquisterà la loro fiducia, per avergli curato ad esempio una broncopolmonite, si otterrà la loro fiducia anche in campo vaccinale”.
Nella lista dei consigli ci sono poi: “Fare come la goccia cinese, agire gradualmente e in modo determinato, come fa la goccia che scava la pietra. Ottenere un altro appuntamento, possibilmente più specifico, con quel paziente sarà già come aver ottenuto una vittoria”. Ancora, “essere elastici. La raccomandazione alla vaccinazione deve essere ovviamente sempre al centro del confronto, ma questa posizione non deve essere rimarcata continuamente. Altrimenti l’unico effetto che si otterrà sarà l’allontanamento. Può essere funzionale usare, a volte, anche un po’ di autoironia per limare le distanze che separano dal paziente”.
E poi “fare dei test – suggerisce Rasi – Nel caso in cui il paziente fosse in procinto di fare un viaggio, potrebbe funzionare spiegargli che prima della partenza andrebbe vaccinato quantomeno il suo bambino, per evitare di metterlo a rischio rispetto alla trasmissione di possibili malattie; farsi trovare pronti, perché tanti genitori, pur non volendo vaccinare i loro figli, chiedono comunque informazioni su altre malattie. Saper dare delle risposte convincenti e risolutorie, per il genitore, sarà la dimostrazione che può fidarsi di voi”. Infine, il direttore scientifico di Consulcesi invita a “stare sui social, ma con giudizio. I pediatri di famiglia sono 7mila e hanno in cura circa 800 pazienti a testa. Se solo la metà di questi condividesse sui propri profili social le raccomandazioni sui vaccini, il messaggio arriverebbe a migliaia di persone”.
Secondo l’esperto, “una delle azioni più importanti da compiere è aumentare la capacità del sistema sanitario di rispondere alle richieste e alle istanze dei cittadini per chiarire i loro dubbi e le loro perplessità sull’efficacia e sulla sicurezza dei vaccini. Solo se questi interventi andranno di pari passo – conclude – potremo ambire come Paese a raggiungere le coperture vaccinali secondo i livelli raccomandati dall’Oms”, l’Organizzazione mondiale della sanità.
Vista l’importanza della tematica, la Commissione nazionale per la formazione continua ha stabilito che chi, entro la scadenza del triennio formativo 2020-2022, acquisirà crediti Ecm in materia di vaccini e strategie vaccinali otterrà un bonus pari al medesimo numero di crediti, fino a un massimo di 10, per il triennio 2023/2025.