“È un colpo al cuore, un colpo orrendo che arriva totalmente inaspettato”. Sophia Loren descrive con queste parole il proprio sentimento nell’apprendere la notizia della morte di Raffaella Carrà. “Prima di quella bella intervista, nel corso di ‘A raccontare comincia tu’ – dice la Loren – nella quale veramente sembravamo vecchie amiche, non ci eravamo mai incontrate personalmente. Eppure tante volte ci eravamo andate vicinissime, in Italia e in America. Quasi incrociate in sala trucco, in uno studio televisivo, una volta ero ospite in uno show dove c’era anche lei ma io ero intervistata da Corrado, da un’altra parte, e così anche quella volta niente”.
Eppure, durante l’intervista, la Loren l’aveva chiamata “sorellina Carrà”. Perché, spiega, “sentivo quella sorellanza nonostante ci fossimo strette la mano per la prima volta lì. La seguivo da tempo e la consideravo fenomenale. Ci siamo divertite tutto il tempo, è stato bello lavorare insieme, ci si capiva al volo e le battute erano tutte spontanee. Noi parliamo ma io non riesco ancora a credere che se ne sia andata senza dire niente. Una lezione per tutti”. Dopo l’intervista televisiva siamo rimaste in contatto, aggiunge, “per quello che è stato possibile. Con me è sempre stata carina, presente e affezionata. Figuriamoci che mentre prendevamo il caffè mi disse di non fumare più e da allora non l’ho più fatto, ho buttato la sigaretta e non l’ho mai riaccesa. Raffaella è un regalo che la vita mi ha fatto”.
La Loren parla infine del rigore e del perfezionismo che l’accomunava alla Carrà: “Se non si fa così non si va da nessuna parte. Devi lavorare con amore e dedizione, se non ci credi tu per prima è finita. Bisogna avere fiducia in sé stessi e lei l’aveva, e così ti prepari per realizzare i tuoi sogni. E se si cade, si ingoia e si riprova. Era una grande professionista e una donna meravigliosa, aveva fatto spettacoli bellissimi eppure si stupiva ancora ed era entusiasta. Aveva passato la vita nello spettacolo ed era diventata universalmente la Carrà. Non è un traguardo qualunque. Pochissimi possono dire a ragione di essere arrivati al top”.