Mai come negli ultimi giorni sembra tenere banco lintroduzione, in manovra economica, della cosiddetta Quota 100, il nuovo sistema pensionistico che permetterebbe di lasciare la propria carriera lavorativa a patto di aver raggiunto 62 anni di età e 38 anni di contributi, abbattendo dunque la tanto criticata Legge Fornero. Se fino ad oggi la maggior parte della popolazione ne conosce i requisiti, ci sono però ulteriori aspetti che dovranno essere chiariti con il passaggio della Legge di Bilancio 2019 in Parlamento. Nonostante il rischio riduzioni per lassegno previdenziale di coloro che accedono a Quota 100 sembra sia stato scongiurato, potrebbero esserci, tuttavia, diverse penalizzazioni nei confronti dei dipendenti pubblici. Sembra infatti che, per limitare i costi derivati dai circa 400.000 potenziali pensionamenti con Quota 100, il governo intenda prolungare i tempi per il pagamento della liquidazione dei dipendenti pubblici. Secondo le stime sono circa 160.000 i dipendenti pubblici che andranno in pensione con Quota 100. A questi lo Stato tra 24 mesi (secondo quanto disposto dal Decreto Salva Italia del 2011 e dalla Legge di Stabilità del 2014) dovrà pagare il TFR o il TFS, per un totale di circa 3 miliardi di euro di spesa. Oggi, infatti, per il pagamento della liquidazione i dipendenti pubblici devono attendere 24 mesi (più altri 3 mesi di tolleranza) nel caso in cui abbiano cessato il servizio per dimissioni volontarie o in caso di pensionamento anticipato (qual è appunto la Quota 100). I tempi si riducono a 12 mesi per chi ha raggiunto i requisiti per la pensione di vecchiaia e a 105 giorni per chi è stato dispensato per inabilità (o anche per i decessi). Ma in che modo la Quota 100 potrebbe allungare ancora i tempi per il pagamento della buonuscita dei dipendenti pubblici? Sembra che il governo voglia far slittare i tempi per lerogazione della liquidazione per coloro che andranno in pensione prima, riconoscendo quanto dovuto solamente una volta raggiunta letà pensionabile per la pensione di vecchiaia. Quindi un dipendente pubblico che andrà in pensione a 62 anni anziché ricevere il TFR/TFS dopo due anni ne dovrà attendere altri tre, visto che lamministrazione gli pagherà quanto gli spetta solamente alla soglia dei 67 anni. In alternativa, anziché penalizzare i dipendenti pubblici, per far fronte ai 3 miliardi di euro non previsti, il governo potrebbe ricorrere allaiuto delle banche, pagando le liquidazioni ricorrendo a un anticipo bancario che verrebbe poi restituito, dal Tesoro stesso, in 5 anni.