Il confronto ‘congelato’ dalla candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale sembra stia rianimandosi. Oggi Giuseppe Conte ha visto Matteo Salvini. E’ atteso anche un incontro analogo con Enrico Letta che non ha mai interrotto i contatti con il leader della Lega in queste settimane e, a quanto viene riferito all’Adnkronos, neanche nelle ultime ore. Il faccia a faccia con Conte di oggi era noto al Nazareno dove tutto quello che va nel segno del dialogo viene giudicato utile e legittimo.
La sensazione tra i dem è che quello del Cav sia un tentativo di spallata naufragato. E di qui la volontà di stringere il confronto su un nome condiviso. “Non è che possiamo aspettare Berlusconi”, è la riflessione che arriva da un big dem. E oggi Letta si è rivolto direttamente al centrodestra: “Dobbiamo trovare un accordo su un nome super partes”, ha detto il segretario a Radio Immagina.
C’è la mossa verso il centrodestra ma lo schema del segretario Pd resta sempre lo stesso sin dall’inizio: un nome condiviso dalla più ampia maggioranza, almeno quella attuale che sostiene il governo. E in questo schema rientra il nome di Mario Draghi, su cui il Pd per primo, da subito, non ha posto veti e sul quale sembra si stiano ammorbidendosi le remore M5S. Sul nome del premier il Pd starebbe sondando anche l’ala sinistra, dove le resistenze su Draghi restano forti per timore di precipitare verso il voto anticipato. Oggi Letta ha visto il verde Angelo Bonelli.
Rientra in questo schema anche il Mattarella bis. “Magari”, ha detto Letta alcuni giorni fa ricordando però l’indisponibilità del presidente a un secondo mandato. E poi c’è la terza opzione: quella di un nome autorevole e terzo. Super partes, come ha ribadito oggi il segretario. Come lo è stato Mattarella negli anni al Colle, come lo fu Ciampi che è il modello più vicino. Tra i parlamentari dem non vengono iscritte a questa categoria personalità come Elisabetta Casellati che è di centrodestra o Letizia Moratti. Diverse sarebbero figure come quella di Pier Ferdinando Casini, Giuliano Amato o anche Franco Frattini.
“Di fronte all’assalto al Colle del centrodestra – ha detto Letta oggi a Radio Immagina – abbiamo dovuto trovare l’equilibrio per respingere questo assalto e trovare i canali di comunicazione con il centrodestra per un nome condiviso e non di parte. Dobbiamo trovare un’intesa su un nome super partes, istituzionale, è lo sforzo che stiamo facendo”. Anche perché nessuno ha la maggioranza in questo Parlamento così frammentato, è la riflessione. Il Pd non ha la golden share ma neanche il centrodestra. Nessuno può fare il kingmaker. “Il centrodestra si è comportato come se avesse la maggioranza” ma “questo Parlamento è frammentato come mai, nessuno ha la maggioranza” e una manovra di parte avrebbe come prima conseguenza quella di mettere a rischio il governo.
Quirinale e governo restano legati a doppio filo. Anche se Draghi non dovesse salire al Colle. “Così com’è il governo è fiacco, non è più quello di anno fa e vanno aggiustate alcune cose”, è la riflessione tra i parlamentari dem. E su questo il dibattito è aperto e per primo lo ha aperto Salvini. Anche se oggi tornano le ipotesi sul ‘governo fotocopia’ nel caso di trasloco di Draghi al Colle. Sul fronte interno, il segretario Pd ha convocato i grandi elettori dem alla vigilia dell’avvio del votazione: appuntamento domenica alle 17 alla Camera. “Sarà il primo momento in cui ci incontreremo con i grandi elettori, non ho idea su quale sarà la situazione delle intese ma lavoreremo in trasparenza piena e totale, discuteremo con tutti senza forzature”.