(Adnkronos) – I due dati della giornata sono il movimentismo di Matteo Salvini e quello, non confermato però da fonti ufficiali, del premier Mario Draghi. “Finalmente a palazzo Chigi hanno capito che bisogna sporcarsi le mani”, sussurra in Transatlantico un big pentastellato della corrente pro-Draghi. In tutto questo si inserisce una nuova giornata di movimentismo anche per Enrico Letta che continua, instancabile, a lavorare alla mediazione per l’elezione del capo dello Stato.
Il segretario del Pd stamattina ha prima visto i leader del fronte progressista, Roberto Speranza e Giuseppe Conte, per confermare la scheda bianca alla prima chiama. Un contatto anche con il premier Conte che però non viene confermato ufficialmente. Poi, nel pomeriggio, il faccia a faccia con Matteo Salvini. “E’ stato un incontro positivo”, ha spiegato lo stesso Letta poco prima di entrare in aula per votare. Un giudizio che Pd e Lega avevano già messo nero su bianco con un comunicato identico che annunciava: “Si è aperto un dialogo”. E infatti “i due leader stanno lavorando su delle ipotesi”. Poi lo stesso Letta conferma: “Ci vediamo domani”.
Insomma, almeno si è passati dallo stallo delle 24 precedenti all’avvio della partita vera e proprio sul Colle. “C’è ancora da lavorare, ci sono nodi da sciogliere ma quello che conta è che la trattativa è partita”, si sintetizza in ambienti parlamentari dem. Un confronto che coinvolge Colle e governo. “Sul metodo ci siamo”, ammette Francesco Boccia, dopo aver visto il segretario Pd. Ma per il resto, poco più. Almeno secondo quanto trapela. Insomma, non si sarebbe scesi nei dettagli, non si sarebbero fatti nomi. Se non l’esplicitazione della volontà di trovare una soluzione. Che è il punto di partenza.
“Letta è molto abbottonato”, dicono i parlamentari che hanno provato a sondarlo. Nel Transatlantico, gremito nonostante le misure anti Covid, si alternano big e ministri. Vedi Lorenzo Guerini: “Ci vuole pazienza. Quanta? Quella giusta”, dice all’Adnkronos.
L’eco delle strategie dei leader arriva in Transatlantico, dove i grandi elettori sono in fila, più o meno ordinatamente, per entrare in aula e depositare la scheda nell’urna. “Alla fine convergeremo su Draghi”, valuta un deputato dem con aria sconsolata. Perché il punto è che tra i grandi elettori Pd sarebbero diverse le perplessità sul ‘trasloco’ Chigi-Quirinale. Un senatore la mette così: “Quanti nel Pd sono per Draghi al Colle? Letta e l’area Guerini. Tutte le altre componenti, da Franceschini a Orlando compresa l’ala Lotti di Base Riformista e pure i Giovani Turchi, mantengono le loro perplessità”.
Malumori che sarebbero emersi anche nella chat dei deputati e, si riferisce all’Adnkronos, ben distribuiti tra le varie correnti. Ma che non preoccupano chi in queste ora starebbe lavorando a questa ipotesi. Se, è il ragionamento che fanno diversi parlamentari dem, i leader riuscissero a chiudere su un “pacchetto completo” Colle-governo sarebbe difficile anche per i più critici dire di no. Anche per questo, forse, nel pomeriggio l’ipotesi Draghi sembra sempre più prendere quota. Ma la situazione è ancora fluida: il nome di Casini resta sempre quotato. Senza contare che sullo sfondo resta anche il Mattarella bis.
Intanto l’ipotesi Draghi prende talmente tanta quota durante la giornata che nei capannelli in Transatlantico si parla, più che di Quirinale, del nuovo governo. Con tanto di totonomi. Gira forte uno spin secondo il quale l’incontro tra Salvini e Draghi sarebbe andato male perché il leader leghista si sarebbe impuntato sul suo fedelissimo Nicola Molteni al Viminale. Voci che corrono pure in Transatlantico. “Per noi è indigeribile”, la reazione tra i parlamentari dem.
Che sia verosimile o meno, lo spin -che non arriva dal centrodestra- conferma che una trattativa effettivamente sarebbe in piedi. Su come si concluderà, i parlamentari d’esperienza non si spingono a prevederlo. Il gioco degli incastri tra i desiderata dei vari partiti sul governo, in caso di trasloco di Draghi al Colle, è un risiko ad alto rischio”. Nessuno vuole diminuire ma semmai ampliare la delegazioni di governo”. E a farne le spese dovrebbero essere i ministri tecnici.
Girandola di voci nel Transatlantico strapieno del primo giorno del voto al Colle. Dove si guarda già alla giornata di domani. “Domani sera quando ci vedremo sarà tutto più chiaro”, dice Matteo Renzi ai grandi elettori di Iv alla vigilia di una nuova giornata di incontri. Non si esclude che nella terza giornata di votazioni possa cambiare l’indicazione di votare scheda bianca.