L’ipotesi ventilata dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti di Mario Draghi al Quirinale realizzando un ‘semipresidenzialismo di fatto’ “non altera il disegno costituzionale. Nella prospettiva costituzionalistica mi pare una tempesta in un bicchier d’acqua. Sostanzialmente Giorgetti propone un patto politico alle forze politiche. Da questo punto di vista non vedo quali siano i profili di preoccupazione, dove è la notizia?”. Ne parla con l’Adnkronos il costituzionalista Giovanni Guzzetta, ordinario di Diritto pubblico all’Università di Roma Tor Vergata, che rileva: “Da una parte, con la proposta lanciata dal Ministro si conferma una ovvietà e dall’altra si propone una strategia politica. Ovvio è infatti che nel nostro ordinamento di fronte allo stallo istituzionale e alla crisi del sistema politico il presidente della Repubblica debba farsi carico di un surplus di ruolo e di attribuzioni che possono incidere sull’indirizzo politico, come previsto dalla forma di governo parlamentare. E’ successo decine di volte nella storia repubblicana”.
“D’altro canto – prosegue Guzzetta – alludendo ad un semipresidenzialismo de facto, Giorgetti guarda ad un ruolo più attivo del presidente della Repubblica. Ma ciò costituirebbe un problema solo nel momento in cui il Capo dello Stato, esorbitando dalle prerogative presidenziali, travalicasse nei suoi atti i limiti della moral suasion e l’attività di stretta interlocuzione che ha e deve avere con il presidente del consiglio (basta leggere gli articoli 87 e 89 della costituzione). Non mi pare Giorgetti alluda a questo, a parte l’auspicio che ci sia una soluzione istituzionale sostenuta da un accordo politico che vada nella direzione di confermare la linea del governo Draghi”. Secondo il costituzionalista, guardando avanti “sarebbe altrettanto legittimo all’interno di questo accordo politico programmare una riforma costituzionale, che vada nella direzione di un semipresidenzialismo non più di fatto, che è un concetto volutamente ambiguo, ma di diritto. Del resto – osserva Guzzetta – Giorgetti aveva parlato di Draghi come di un De Gaulle italiano. E De Gaulle fu colui che traghettò la Francia verso un modello semipresidenziale”.
Da decenni il Capo dello Stato è costretto, spesso suo malgrado, ad esercitare dei poteri di propulsione del sistema: “Il semipresidenzialismo di fatto nelle situazioni di crisi è all’ordine del giorno in Italia. Lo stesso esecutivo in carica è nato da una iniziativa legittima di Mattarella in un momento di stallo istituzionale”. Cosa ci sarebbe dunque di diverso nell’idea di Giorgetti? “Che la convergenza tra la scelta del presidente della Repubblica e quella del primo ministro verrebbe da un accordo politico preliminare, quindi nei fatti la collaborazione tra le due figure istituzionali, che c’è sempre stata, sarebbe ancora più stretta – risponde il professore di Tor Vergata – La vera notizia, e sarebbe una bella notizia, è se Draghi svolgesse un ruolo maieutico per una riforma costituzionale. L’idea di Giorgetti – conclude – ha il respiro di una strategia politica, ma non risolve i problemi strutturali. Forse Draghi al Quirinale potrebbe favorire questo processo e stabilizzare il sistema oltre la stessa esperienza Draghi. Ma la politica dovrebbe battere un colpo”.
(di Roberta Lanzara)