(Adnkronos) –
In pole la senatrice a vita, simbolo della memoria della Shoah, Liliana Segre. Ma anche il fondatore della comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, nonché un altro volto del governo Monti, quello della ex Guardasigilli Paola Severino. Sarebbero questi i profili che rimbalzano nel M5S per la partita del Colle, nomi di bandiera sì, ma sui quali si ragiona da giorni e si continua a ragionare in queste ore. Quanto all’opzione Casini, c’è chi nelle file del Movimento sbianca di fronte al nome dell’ex presidente della Camera – che pur vanta ottimi rapporti personali con diversi grillini – “ma chi si piega a Letta avallerebbe anche questo piuttosto che un nome votabile del centrodestra”, si sfoga un volto noto del Movimento.
Sull’opzione Casini, in pista da sempre, sarebbe il leader Giuseppe Conte ad aver frenato nei conciliaboli interni, avanzando più di un dubbio, confidano fonti del M5S all’Adnkronos. Anche se dallo staff dell’ex premier non confermano e continuano a ribadire “che ora non si parla di nomi, ma di schemi politici”. Potrebbe tenersi in serata (o tutt’al più domani mattina) una cabina di regia 5 Stelle con Conte, i cinque vicepresidenti, i capigruppo di Camera e Senato e i ministri pentastellati per fare il punto della situazione sul Colle. Domenica, invece, alla vigilia del ‘fischio’ di inizio della partita quirinalizia, con ogni probabilità si terrà una videoconferenza con tutti i grandi elettori M5S.
Per ora in casa 5 Stelle si respira un clima di attesa: i riflettori sono puntati sul vertice di centrodestra che avrà luogo domani a Roma. L’auspicio dei grillini è che la candidatura di Silvio Berlusconi venga tolta dal tavolo: “In caso contrario – ragiona una fonte vicina ai vertici del Movimento – non è da escludere una nostra uscita dall’Aula nelle prime tre chiame”. Sullo sfondo resta l’ipotesi Draghi, che nelle ultime ore ha incassato le prime aperture nelle file del Movimento: da Stefano Buffagni a Sergio Battelli, diversi deputati M5S nell’ultima assemblea di gruppo hanno espresso in chiaro il loro apprezzamento per una soluzione sulla quale Conte non pone veti, pur continuando a predicare la necessità di non interrompere l’attività dell’esecutivo.
Conte ha ribadito questo concetto in un post sul caro bollette: “A maggior ragione adesso, mentre la politica si appresta ad affrontare sfide cruciali, non si può far perdere tempo all’azione di governo, che non può conoscere distrazioni e anzi deve procedere ancora più forte e rapida”, scrive Conte. Da non sottovalutare, inoltre, la carta Mattarella, che nel segreto dell’urna potrebbe raccogliere i consensi di quella frangia di pentastellati che nelle ultime settimane si è spesa (pubblicamente e in privato) per la riconferma dell’attuale Capo dello Stato.
Ma a tenere banco nel Movimento è la bufera che ha travolto il deputato Riccardo Fraccaro, ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ‘reo’ di aver incontrato alcuni giorni fa – “senza il mandato dei vertici”, come rimarcato da fonti grilline – il leader della Lega Matteo Salvini, a Roma, per parlare di Quirinale. Stando ad alcuni retroscena giornalistici (seccamente smentiti da tutti i diretti interessati) Fraccaro avrebbe promesso a Salvini i voti di Parole Guerriere e Italia Più 2050, i think tank che fanno capo ai sottosegretari Dalila Nesci e Carlo Sibilia, per sostenere la candidatura di Giulio Tremonti al Colle. “Non si è parlato di numeri né di voti per le prossime elezioni del Presidente della Repubblica. La conversazione ha riguardato alcune ipotesi relative al Quirinale, rispetto alle quali ho consigliato a Salvini di aprire un dialogo con il presidente Conte”, puntualizza Fraccaro, che in serata parla di “clima velenoso” e annuncia che non voterà “mai per Draghi”.
Ma l’irritazione dei vertici e dello stesso Conte, raccontano fonti beninformate, sarebbe stata forte. Al punto che per ore si sono susseguite indiscrezioni su una possibile sanzione disciplinare in arrivo per Fraccaro (che tra l’altro è anche membro del collegio dei probiviri M5S): rumors poi ‘stoppati’ dagli stessi vertici con una nota. Intanto il terremoto interno al Movimento è scoppiato. In alcune chat interne, visionate dall’Adnkronos, il parlamentare trentino finisce sul banco ‘virtuale’ degli imputati. “Fosse vero, uno di ‘Innovare’ (una delle ‘correnti’ del Movimento, ndr) che si vende i voti di Italia Più 2050 sarebbe una c… di dichiarazione di guerra, proprio”, il messaggio di fuoco postato da Giuseppe Brescia in un gruppo Whatsapp frequentato dai membri del think tank di Nesci. Altri colleghi chiedono a gran voce un chiarimento. L’ennesima miccia accesa, lanciata nella santabarbara grillina. A poche ore dalla partita del Colle.
(di Ileana Sciarra e Antonio Atte)