(Adnkronos) – I leghisti con i trolley d’ordinanza hanno già raggiunto le loro case del nord. Lasciando Montecitorio, sabato sera, molti hanno tirato un sospiro di sollievo, non solo perché oramai “anche i cambi, le camicie, erano tutte da lavanderia, eravamo provati”, come dice un fedelissimo di Matteo Salvini, che punta ad arrivare a casa “in tre ore e mezza, se va tutto bene”. La voglia di tanti è quella di archiviare la vicenda del Colle, la trasferta romana, che non ha certo incoronato Matteo Salvini come king maker del centrodestra, deludendo le aspettative dei suoi.
Le capriole del segretario Salvini, avvitato in un gioco “dove forse ho peccato di lealtà e generosità”, come lui stesso ha ammesso, non sembra siano piaciute neanche al fronte dei governatori, a Massimiliano Fedriga, Luca Zaia non vedevano l’ora di tornare nei territori, dopo questa parentesi nella Roma dei palazzi. Il giorno dopo qualcuno non si capacita ancora per la “gestione convulsa” dell’elezione per il settennato: “Siamo passati a votare all’improvviso Mattarella, dopo esserci astenuti, passando per il flop della Casellati”, spiega un deputato che chiede l’anomimato.
Sabato pomeriggio, durante il voto decisivo per la riconferma di Mattarella, non erano pochi i leghisti che sembravano condannati al capestro mentre entravano per ritirare scheda e matita. Claudio Borghi, tra i nomi noti del fronte iper-sovranista, a chi gli diceva della virata su Mattarella di Salvini non dava neanche retta, pensando quasi si scherzasse. Più volte, insieme al suo amico e capo ‘economico’ del partito, Alberto Bagnai, confabula fitto-fitto in Transatlantico. Altri allargano le braccia o fanno spallucce. Qualcuno poi pare sia arrivato anche a dare il voto a Carlo Nordio, il candidato di Fdi.