Ci risiamo. Due punti nelle ultime tre partite, agganciata dall’Atalanta e virtualmente settima in classifica (una manna il pareggio casalingo del Milan contro la Cremonese) ed ecco, puntuale come un orologio svizzero, il Mourinho furioso che a fine gara se la prende con tutti.
Arbitro, sfortuna e, quel che è più grave, società. Sgombriamo subito
il campo dagli equivoci: il pari di Monza, giusto e meritato, non è certo la pietra dello scandalo del momento dei giallorossi. Avevamo scritto che, vista la precarietà attuale, anche tre pareggi contro Milan, Monza e Inter potevano andar bene. E infatti la
squadra, gettando il cuore oltre l’ostacolo, sta facendo il suo.
Con Cristante centrale e un ispiratissimo Bove in mezzo al campo a cantare e portare la croce (ecco uno dei cosiddetti bambini che poteva e doveva certamente essere impiegato di più in passato), la Roma ha tenuto botta in un primo tempo a tutto gas e con la pressione avanzata più alta del solito. Passata in vantaggio col goal di El Shaarawy nato dallo scippo di Abraham a Di Gregorio, la squadra ha avuto il solo demerito di subire praticamente la stessa rete contro il Milan. Un calcio piazzato con l’uomo che sbuca da dietro oltre l’ultimo difensore è stato fatale e da lì in poi le due squadre si sono più controllate che azzannate fatta eccezione per una duplice occasione finale che poteva cambiare il risultato in un senso o nell’altro.
Un punto e altri due ko (El Shaarawy infortunato e Celik, giustamente espulso per doppia ammonizione nel finale checché ne dica Mourinho) no fanno certo felice una squadra che ora vede la gara di sabato con l’Inter come l’ultima spiaggia per credere ancora nel quarto posto.
Col terzo monte ingaggi nazionale e una rosa non certo inferiore a quelle di Lazio e Atalanta (ma l’allenatore portoghese insiste col mantra che la squadra è una intrusa nei
quartieri alti della classifica) la Roma ha in realtà steccato, e non poco, in precedenza.
Inutile rivangare le molte partite giocate malissimo e gettate al vento dai giallorossi
ma tant’è. Ora fare le nozze coi fichi secchi è davvero complicato ma la matematica ancora non condanna definitivamente e il carattere e l’orgoglio – quelli sì un marchio mourinhiano – possono ancora fare la differenza. Con un Matic in più al rientro dalla squalifica.
Quello che troviamo insopportabile è continuare ad attaccare chi ha speso
soldi e messo in cantiere una squadra non proprio di seconde linee. Certo, non siamo al Real Madrid (non deve certo venire Mourinho a ricordarcelo) ma nemmeno in
provincia e far passare la falcidia di infortuni (anche qui ci sarebbe da andare a fondo:
ricordiamo che molti altri allenatori sono stati messi in croce per questo) come colpa
societaria è un gioco di prestigio mal riuscito. Per molto meno altri tecnici giallorossi
sono stati messi alla porta ma il mutismo della società americana continua e citando il titolo di un grande film si potrebbe definire come il silenzio degli innocenti.
Le pagelle di Monza – Roma 1-1
Rui Patricio 6, Mancini 6,5, Cristante 6,5, Ibanez 7, Celik 5,5, Bove 7 (dall’83’
Tahirovic ng), Pellegrini 5,5, Zalewski 5 (dal 61’ Spinazzola 5), Solbakken 4,5 (dal
61’ Camara 6), El Shaarawy 5,5 (dal 69’ Volpato 5), Abraham 6. All. Mourinho 6
Claudio Fontanini