(Adnkronos) – “Sì a una nuova dose” di vaccino anti-Covid “per i fragili”, e in generale “per tutti gli over 50”, da proporre “in autunno”. Un richiamo da fare con vaccini che continuino a garantire protezione, quindi “con prodotti aggiornati” alle nuove varianti circolanti “se funzioneranno e verranno approvati”, o “anche con quelli attuali, monitorando i dati per capire se mantengono un’efficacia alta”. E’ questa la strategia da adottare nelle future campagne vaccinali contro Covid-19 secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, docente all’università Statale di Milano. All’indomani del via libera dell’americana Fda a una quarta dose dei vaccini Pfizer e Moderna estesa agli ultra 50enni, oltre che agli immunodepressi, l’esperto interpellato dall’Adnkronos Salute torna ad auspicare “uno shift verso il modello influenza”.
Guardando al post-estate, un nuovo richiamo anti Sars-CoV-2 “credo sia necessario perché il virus è presente – sottolinea – e causa problemi ai fragili. I fragili dovranno essere protetti”, insiste il direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano. “Non dico che dovremmo creargli una bolla attorno – precisa – ma sicuramente dobbiamo fare in modo che questa malattia non li colpisca, perché questa malattia uccide ancora e dunque bisogna fare attenzione a loro”. E siccome già dopo i 50 anni le conseguenze dell’infezione si fanno più rischiose, “quella che ci immaginiamo è una vaccinazione autunnale per le fasce a rischio – ragiona il virologo – anche gli over 50”.
“In Israele i risultati” del secondo booster anti-Covid “sono comunque buoni, ma i richiami non bisogna farli troppo ravvicinati”, avverte Pregliasco. Una nuova dose andrebbe insomma offerta in autunno, ma con che vaccini? “Bisogna monitorare quali sono i risultati dei prodotti attuali – risponde il medico – capire se comunque danno una risposta” significativa, o “se è possibile aggiornarli” ai mutanti emergenti del coronavirus pandemico.
“Sicuramente” sul tema quarta dose di vaccino anti-Covid “è necessario qualcosa di unitario a livello europeo, per evitare il caos che abbiamo vissuto per esempio con le indicazioni sul vaccino di AstraZeneca e con altre questioni” relative alla gestione della pandemia, spiega ancora Pregliasco che concorda con la richiesta avanzata in sede Ue dal ministro della Salute Roberto Speranza, che, partecipando ieri a Bruxelles al Consiglio Salute, ha annunciato “l’impegno” dell’Unione, “nel giro di una settimana, di fare una proposta” in direzione di una linea comune sui tempi del secondo booster e sulle fasce generazionali alle quali somministrarlo.
Poiché si tratterebbe comunque di un’indicazione non vincolante, “c’è il rischio che gli Stati membri si muovano ugualmente in ordine sparso – ammette l’esperto sentito dall’Adnkronos Salute – Anche per la vaccinazione anti-influenza, del resto, ci sono piccole differenze”, ricorda. “L’augurio” del direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano, tuttavia, “è che si arrivi a una giusta omologazione. Cioè che ci sia un’indicazione Ue e che i Paesi la recepiscano allineati”.