(Adnkronos) – “Oggi ho fatto la mia quarta dose di vaccino anti-Covid. E sto bene. Non sono diventato né blu né viola. Adesso mi guardo allo specchio e controllo, ma sono abbastanza tranquillo che non sia successo”. Sorride il virologo Fabrizio Pregliasco, mentre conferma, come già anticipato, di aver ricevuto il booster. In quanto over 60, era fra le categorie per le quali è raccomandato fare il richiamo. “Ho scritto anche sui social che l’ho fatto” racconta all’Adnkronos Salute. Sulla sua pagina Facebook c’è pure la foto al momento dell’iniezione (“Non ha prezzo che a eseguire la vaccinazione sia stata una mia allieva”, scrive il docente dell’università Statale di Milano, direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi).
Sotto il post, cominciano ad arrivare i primi commenti, con il solito dibattito alimentato da no vax che mettono in dubbio la veridicità dello scatto (“è soluzione fisiologica”, c’è chi scrive) o inveiscono contro “il siero maledetto” o ancora ironizzano sull’inutilità di farlo. Pregliasco non replica, ma si allinea a chi, come il Nobel Giorgio Parisi, ci mette la faccia. “Io dico: fate come me e non aspettate – conclude -. Poi in autunno si vedrà. Magari ci sarà bisogno di fare dosi successive per i più fragili”.
DATO VITTIME – “Probabilmente questa ondata estiva di Covid è già arrivata al plateau e capiremo se abbiamo scavallato il picco quando la discesa si consoliderà come dato epidemiologico di incidenza. Il numero dei morti è oggi particolarmente alto”, 253 ne riporta esattamente il bollettino quotidiano, “ed è chiaro che al martedì c’è sempre quella difficoltà di sincronizzazione sui dati”. “Ma lo sappiamo che, anche se si sta andando verso un miglioramento, come crediamo e vediamo anche dai modelli, il parametro dei decessi è quello che migliora dopo. Quindi, purtroppo, avremo ancora questo dato a 3 cifre ancora per un po’. Per qualche settimana” dice Pregliasco, invitando a non fare paragoni nei numeri di Covid riportati dai vari Paesi. “E’ sempre difficilissimo confrontare i dati che vengono raccolti con modalità così diverse – osserva il docente dell’università Statale, direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi – Perché neanche l’Europa ha indicato un unico modo e, se non c’è un metodo di raccolta dati comune, è fuorviante fare paragoni. Quindi il confronto fra nazioni, chi ha più morti e chi ne ha di meno, è davvero molto aleatorio. Quello che si può vedere è il dato di trend e quello che importa ed è significativo è andare poi a vedere il dato dell’eccesso di mortalità, anche se per questo ci vogliono spazi temporali più lunghi. Ma permette di vedere l’effetto oggettivo attribuibile” a Covid.
MASCHERINE A SCUOLA – Le mascherine a scuola? Per il virologo Fabrizio Pregliasco non si può dire con certezza che non saranno necessarie. Se si fosse investito di più saremmo a questo punto? “Ogni volta è un tormentone – commenta all’Adnkronos Salute – Sulle mascherine, sull’App Immuni, sulla vaccinazione, e si va ad agitare inutilmente” gli animi. “La realtà è che dobbiamo immaginare scenari diversi. Non possiamo dire sicuramente sì o sicuramente no. Probabilmente no, non ci sarà la necessità delle mascherine a scuola. Ma perché dire certamente no? Chi ce lo può dire che non arriverà una variante più cattiva, più contagiosa? Non si può sapere ora”, evidenzia il docente dell’università Statale, direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi.
“Nell’andamento endemico futuro, perché al momento credo siamo in una fase di transizione, questo virus non sarà una presenza costante e continua ma, come ho detto più volte, probabilmente le onde si ripeteranno, e sperabilmente saranno come quelle che provoca la caduta di un sasso in uno stagno, cioè con una tendenza nel tempo a ridursi di dimensione. Quindi – prosegue Pregliasco – io dico: è inutile fasciarsi la testa oggi”, pensando che sicuramente si andrà a scuola con le mascherine. “Immaginiamo scenari diversi nella speranza di non doverle usare, ma se servirà – come purtroppo si è visto che è servito in passato – immaginiamo di doverlo pianificare. Sono scenari che non per forza devono essere attuati”, precisa l’esperto. “Speriamo di no – auspica – ma prepariamoci. E sicuramente magari si riesce ad andare un po’ più avanti anche sulla salubrità delle aule e degli ambienti scolastici con i nuovi sistemi di ventilazione”.