(Adnkronos) – I più pigri si sono attrezzati con cartelli improvvisati: ‘No bancomat, no carte di credito. Fuori servizio’. Gli altri lo dicono a voce. “Purtroppo, non c’è linea”. “Purtroppo, si è rotto il Pos”. “Purtroppo, oggi proprio non ne vuole sapere di funzionare”. Le strade per chiedere e imporre il pagamento in contanti, quando la legge dice che si devono accettare i pagamenti digitali, sono sempre le stesse. Con più o meno cortesia. Come dimostrano i casi di cronaca che ricorrono, con i taxi particolarmente allergici alle carte e tanti piccoli esercenti, ma anche bar e ristoranti, che continuano a scrivere i conti sui pezzi di carta. Resiste anche una pratica antica, l’offerta di qualche euro di sconto a chi accetta di saldare il conto con le banconote.
La legge c’è ma le sanzioni non arrivano quasi mai. Perché? Per i trasgressori dell’obbligo di accettare pagamenti digitali, sono esentati solo tabaccai, benzinai e studi associati, è prevista dal 1 luglio 2022 una sanzione di 30 euro, alla quale si aggiunge il 4% del valore della transazione per cui viene rifiutata l’accettazione del pagamento. Il problema è un altro. L’esercente non può essere sanzionato se non viene denunciato dal cliente a cui viene negato il pagamento elettronico.
E qui c’è il limite della legge e la spiegazione dei comportamenti che si registrano ovunque, nonostante la legge. Non è facile trovare chi di fronte a un Pos rotto, alla linea che non c’è e alla cortese richiesta di pagare in contanti, è pronto a opporre fermezza, a discutere, a rinunciare all’acquisto e a impiegare tempo per denunciare. Per farlo, deve chiamare la Guardia di finanza e procedere alla verbalizzazione sul posto oppure fornire le informazioni via telefono, anche in modo anonimo. Solo dopo, può scattare il controllo. E comunque, anche per i casi di malfunzionamento del Pos, per mancanza di linea o quando si presentano ‘comprovati problemi di malfunzionamenti tecnici dei dispositivi’ non sono previste sanzioni. Saranno poi i finanzieri a dover accertare il disservizio.
L’ostinata resistenza ai pagamenti digitali, che nasconde evidentemente anche una quota consistente di evasione fiscale, ha nella legge un sostanziale alleato. Servirebbero controlli seri, insieme a una riduzione delle commissioni e dei costi a carico degli esercenti, magari spingendosi a rendere gratuite le micro transazioni, per spingere veramente i pagamenti digitali.