(Adnkronos) – “Non bisogna mai spegnere le speranze e le aspettative di Paesi che non hanno mai fatto parte dell’universo calcio. Ci si indigna giustamente di altri valori che non sono quelli del calcio, come i diritti dei lavoratori e della comunità gay. Ricordiamo anche che la Fifa del 2010 non esiste più, è stata completamente spazzata via: quelle persone che hanno reso possibile l’assegnazione dei Mondiali al Qatar non fanno più parte dell’organismo Fifa”. Lo dice a “Radio Anch’io sport” di Radio 1 Rai Evelina Christillin, membro Uefa nel board Fifa.
“Perché andare in Qatar? Guardate anche le Olimpiadi, sempre assegnate negli ultimi anni a paesi non esattamente in testa alla graduatoria dei diritti civili. Anche la Cina stessa, con i Mondiali, non è riuscita a creare una cultura calcistica che testimoniasse come quegli sforzi avessero avuto un senso anche in senso sportivo. Il Qatar importerà del calcio europeo e sudamericano per avere delle manifestazioni lì, però è un po’ pochino rispetto allo sforzo enorme finanziario per mettere in piedi questo mondiale”.
I tempi dei recuperi, ai mondiali, “sono decisamente troppo lunghi, soprattutto quelli alla fine del primo tempo”, spiega ancora, continuando: “Forse non c’è ancora una grande preparazione al Var, ci si mette troppo tempo. Mi sembra ci siano delle lentezze dovute alla paura di prendere decisioni troppo in fretta”. A Infantino, inoltre, “direi di fare un po’ di attenzione in conferenza stampa, lui solitamente è un uomo riflessivo, forse si è lasciato troppo andare. Gli suggerirei anche una maggiore apertura sulla questione dei colori”.
“Ho visto tante belle partite- continua Christillin -, un’unica squadra non è stata all’altezza del valore complessivo: il Qatar, infatti già eliminato. Quello che è stato fatto a livello infrastrutturale e di strutture non si può dire altrettanto della squadra del Qatar. Complessivamente direi che il livello globale del calcio è sicuramente migliorato, anche se il calcio europeo continua ad essere la punta di diamante rispetto a tutto il resto “.