Qassem Soleimani, il generale iraniano ucciso questa notte a Baghdad dagli USA rappresentava, da tempo ormai, una delle figure focali più centrali negli equilibri strategici, non solo dal punto di vista militare, dell’intera area. Qassem Soleimani era a tutti gli effetti il più potente del Medio Oriente: il generale a cui il presidente statunitense Donald Trump ha deciso di indirizzare il raid di questa notte era a comando delle forze Al Quds.
Ma di chi e cosa stiamo parlando esattamente? Chi era Qassem Soleimani? Come è stata la sua escalation militare e politica in medioriente e da dove arriva la decisione statunitense di eliminarlo?
Qassem Soleimani, chi era il generale iraniano ucciso su ordine di Trump: forze Al Quds, Pasdaran, guerra Iraq, ayatollah Ali Khamenei
Qassem Soleimani, nato nel 1957, era il comandante delle forze speciali Al Quds dal 1998. Come sanno molto bene gli esperti in materia, si tratta del noto braccio armato dei Pasdaran per la realizzazione di operazioni e interventi segreti in territorio estero.
Il generale Qassem Soleimani per vent’anni è stato in sostanza il vero artefice di tutte (o più o meno tutte) le più strategiche e rilevanti operazioni militari dall’Afghanistan alla Siria al Libano.
Soleimani, dunque, questa notte è stato ucciso dopo che Donald Trump ha avallato, come conferma il Pentagono, un raid in Iraq . Ma chi era Qassem Soleimani?
Qassem Soleimani viene considerato come il fulcro di una politica duratura che ha portato una forte e stanziale presenza militare iraniana territorio siriano: il generale iraniano Qassem Soleimani, aveva sessantadue anni, e come detto era alla guida delle forze speciali Al Quds: oltretutto, era da sempre considerato molto vicino all’ayatollah Ali Khamenei, e secondo molti era ormai quasi prossimo a divenire, potenzialmente, il futuro leader del Paese.
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Qassem Soleimani nacque l’11 marzo 1957 in una famiglia dell’area Rabord, nella provincia di Kerman, presso le montagne dell’Afghanistan. Nel 1970, per aiutare a pagare i debiti del padre, entrò in una società idrica di Kerman. A ventidue anni, Soleimani però scelse di arruolarsi con le Guardie rivoluzionarie islamiche, corpo nato per fornire protezione alla repubblica degli ayatollah.
Durante la guerra con l’Iraq nel periodo 1980 – 1988,le vicissitudini belliche diventano l’occasione per crescere di fama e importanza nello scacchiere politico e militare iraniano.
Il futuro generale infatti risultò particolarmente abile nell’esercizio delle infiltrazioni tra le fila del nemico così da condurre in porto operazioni militari altamente rischiose: grazie ai suoi lavori, nel 1998 sale di livello. Diviene il comandante del gruppo d’elite delle Quds.
Le Quds, sotto il la sua guida crescono di potenza e influenza. Nell’agosto del 1998, una nuova svolta delle operazioni belliche di cui si occupa: dopo l’eliminazione di nove diplomatici iraniani da parte dei Taliban, Soleimani guida una penetrazione iraniana in Afghanistan.
Da lì in poi, per vent’anni diviene così di fatto il fulcro di quasi tutte le più operazioni militari dell’Iran, come ovviamente quelle relative al sostegno a Bashar al-Assad nella guerra civile in Siria e, nel 2014, il contrasto all’avanzata dell’Isis.
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Stando al Pentagono, le operazioni del generale avrebbero generato la morte di almeno 608 soldati americani, tra il 2003 e il 2011. Tra le operazioni che vengono in tal senso messe nel novero delle attribuzioni delle Quds di Soleimani anche alcune infiltrazioni in Asia e in Sud America.
Si aggrega, secondo fonti, anche un fallito attentato, nel 2011, per uccidere l’ambasciatore dell’Arabia Saudita in Usa, in un ristorante italiano a Georgetown.
D’el resto pure nei riguardi dello stesso Soleimani fu ordito un attentato: nell’ottobre 2019 l’intelligence dei Guardiani della rivoluzione islamica iraniana avrebbe sventato un piano per eliminarlo.
Poi, appunto, la svolta definitiva. Soleimani muore dunque il 3 gennaio 2020 a fronte del raid americano all’aeroporto di Baghdad. Giunto con un volo dalla Siria e scortato all’uscita, è stato colpito: l’auto su cui si trova viene centrata da un missile.
Un attacco – secondo indiscrezioni e fonti – ordinato da Donald Trump, e confermato dal Pentagono: “Il generale Soleimani stava mettendo a punto attacchi contro diplomatici americani e personale in servizio in Iraq e nell’area. Il generale Soleimani e le sue forze Quds sono responsabili della morte di centinaia di americani e del ferimento di altri migliaia”.
Durissima la reazione di Khamenei: “Il lavoro e il cammino del generale Qassem Soleimani non si fermeranno e una dura vendetta attende i criminali, le cui mani nefaste sono insanguinate con il sangue di Soleimani e altri martiri dell’attacco della notte scorsa”.
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