“Siamo uniti con l’Ucraina, perché se l’Ucraina perde, tutte le democrazie perdono. Se l’Ucraina perde, sarà più difficile sostenere che la democrazia è un modello di governo efficace“.
Eccolo il presidente Draghi, ‘arringare’ i leader del G7, nell’ambito della sessione di lavori in svolgimento a Elmau – nelle Alpi bavaresi – dove, il capo del governo senza mezzi termini rincara la dose affermando che “Il presidente Putin non deve vincere. Noi restiamo uniti a sostegno dell’Ucraina“.
Quindi ancora una volta, così come rimarcato nei giorni scorsi a Bruxelles, il premier ha tenuto a ringraziare il presidente ucraino Zelensky “per il benvenuto eccezionale a Kiev. La decisione di dare all’Ucraina lo status di candidato per l’Ue è importante per l’Ucraina, ma anche per l’Unione Europea. L’Unione Europea ha mutato in modo profondo il suo atteggiamento verso i Paesi vicini, la sua strategia di lungo periodo. E’ un cambiamento molto importante“.
In tutto ciò, ha poi ribadito il presidente del Consiglio, “Gli italiani hanno accolto gli ucraini, i loro bambini. Il governo ha fatto la sua parte, ma la parte più importante l’hanno fatta le autorità locali, le famiglie“.
Poi il premier è tornato su un tema ‘caldo’, per altro già espresso nel recente Consiglio Europeo: l’adozione urgente di un ‘price cap’ europeo sul prezzo del metano. Ed anche oggi Draghi ha rinforzato la sua proposta, spiegando che “dobbiamo continuare a lavorare su come imporre un tetto al prezzo del gas“, si apprende sempre da fonti presenti. Il premier chiede da mesi, a livello Ue.
Al momento come è noto, Olanda in testa per i paesi nordici, ed anche la Germania, non vedono di buon occhio quest’iniziativa, temendo che poi per ‘ritorsione’ Mosca decida di chiudere del tutto i rubinetti. Draghi ha quindi spiegato loro che in realtà la Russia ha già ‘sforbiciato’ le forniture di metano tuttavia, proprio perché ad ogni annuncio di tagli alle forniture i prezzi subiscono puntualmente un’impennata, ecco che poi alla fine Putin finisce per “incassare più o meno le stesse cifre di prima”. Tutto ciò determina a una sorta di ‘surriscaldamento’ dell’economia, quanto invece dai vorticosi l’inflazione che, come dimostrato, finisce per ritorcersi a danno dell’Eurozona e della Ue la quale, sottolinea Draghi, non soffre per un’inflazione indotta drialzi dei beni di base, come appunto le fonti energetiche.
Del resto, ha ricordato ancora il capo del governo a chi ha “la memoria corta”, qualcosa di simile è già è accaduto nei Settanta. Dunque, quando ci si ritrova a dover fronteggiare i rincari relativi ai beni di base, urge intervenire subito per evitare che poi finiscano per coinvolgere anche altri settori dell’economia, provocando un’inflazione generalizzata (esattamente come stiamo vivendo ora). Un’inflazione che la Bce vuol contrastare alzando i tassi di interesse, e con l’Ue che continua inutilmente a prendere tempo. Fatto è che il richiesto – da Draghi – rapporto della Commissione chiesto già a fine maggio sul come affrontare i rincari dell’energia, ora è stato posticipato al prossimo settembre, quando verrà affrontato nell’ambito del summit di ottobre.
Ecco perché Draghi è tornato a farsi sentire oggi, sa perfettamente che anche gli Stati Uniti sono più che favorevoli al ‘price cap’ sul petrolio russo, per ribadire la necessità di introdurre un tetto al prezzo del gas…
Max