Alla fine, la breve dichiarazione che è uscita dopo una giornata convulsa da parte il presidente della Generalitat, è rachiusa in poche righe: “Non ci sono garanzie che giustificano la convocazione di elezioni anticipate. Il mio impegno è quello di perseguire tutte le strade per trovare una soluzione negoziata e concordata per evitare l’applicazione dell’articolo”. Era rimasta lungamente per ore avvolta nel mistero la mancata presenza di Carles Puigdemont il quale, dopo due rinvii consecutivi di orario, ha disertato l’appuntamento fissato per le 14.30, quando avrebbe dovuto presentarsi in Parlamento ed annunciare a nome della Generalitat catalana le elezioni anticipate. Tutto ciò mentre all’esterno, in piazza a Barcellona, a centinaia manifestavano il loro dissenso nei confronti dell’articolo 155 al grido di ’Indipendenza’, accompagnato dallo sventolio delle bandiere della Catalogna. Poco dopo si è appreso che pur non andando fisicamente a pronunciare il suo discorso, il presidente della Generalitat ha inviato lettera al Senato dove ha racchiuso gli argomenti da enunciare contro l’applicazione dell’articolo 155. In sua rappresentanza, nel tardo pomeriggio sarebbe poi andato Ferran Mascarell, delegato della Generalitat a Madrid. Qaulora quest’ultmo non potrebbe presentarsi, specifica nel caso la lettera, saranno delegati a farlo Josep Lluis Cleries e Angel Estradé, senatori dei due partiti secessionisti catalani PdeCat e Erc. Nella lettera, hanno riferito fonti interne, Puigdemont ritiene che quanto richiesto dal governo di Madrid “oltrepassa ampiamente i limiti” dell’articolo 155, che consente al governo spagnolo di “dare istruzioni alle autorità dell’autonomia, e questo risulta incompatibile con la destituzione delle stesse”. Dunque è sì vero il 155 è previsto per situazioni straordinarie, indica la lettera, “ma non è una clausola di pieni poteri in mano al governo”. Nel frattempo si sono riuniti in i vertici dei due partiti secessionisti che governano la Catalogna, il PdECat di Puigdemont e l’Erc.Certo è che agli occhi dei secessionisti più convinti, ora Puigdemont è visto come un traditore e c’è chi, addirittura, lo paragona a Giuda (alcuni hanno deciso di uscire dai vari schieramenti), come nel caso del portavoce di Esquerra Repubblicana de Catalunya (partito secessionista al governo con il PDeCat), Grabriel Rufian il quale ha ’emblematicamente’: “155 monete d’argento”.
M.