Non sono giorni tranquilli per il Paese, nonostante i proclami, le misure e, soprattutto, le ‘promesse’ del governo, la situazione economica è disastrosa: milioni di famiglie continuano infatti a ‘navigare a vista’, i commercianti cercano di ‘sopravvivere’ aspettando tempi migliori (purtroppo lontani a venire) e, le imprese, che ‘dovrebbero’ ripartire da una situazione a dir poco disastrosa, costrette ad elemosinare qualcosa dalle banche.
Così, nel ‘silenzio generale’, iniziano a prendere vita diverse forme di protesta, in parte ‘abilmente’ represse in partenza con la scusa degli assembramenti.
Stamane nella Capitale, prima le ‘mascherine tricolore’ al mattino in Centro, e poi nel pomeriggio a San Giovanni (ne parliamo in coda), i lavoratori dello spettacolo e della cultura hanno manifestato il loro dissenso nei confronti di questo governo, subito respinti dagli agenti in tenuta antisommossa. Nello specifico, le poche centinaia di manifestanti con le mascherine tricolore, hanno tentato di raggiungere Palazzo Chigi partendo da piazza Venezia ma, davanti all’imponente cordone di celerini, i manifestanti si son dovuti arrendere.
Ribattezzati le ‘mascherine tricolore’, si tratta di persone comuni che, attraverso la pagina Facebook ’Marcia su Roma’ (già respinte a Piazza San Giovanni in occasione dello scorso Primo Maggio), ogni tanto si danno appuntamento per manifestare contro il governo e le politiche monetarie europee. In piazza, anche quelli di ‘Vox Italia’, insieme ad altre sigle, fra i principali promotori dell’Italexit.
E se il 2 giugno sarà poi la volta della contestazione ‘simbolica’ del centrodestra, il 6 giugno saranno invece gli Ultras di tutte le curve calcistiche del Paese a venire a Roma, per protestare contro il governo, al fianco – premettono – di commercianti, artigiani e gente comune.
Intanto a Milano dove, anche lì, sono all’ordine del giorno, è andata in scena la protesta dei cosiddetti ‘Gilet arancioni’, guidati da Antonio Pappalardo (nella foto), che ha organizzato il presidio tenutosi in Piazza del Duomo.
Un presidio, seguitissimo, e con motivazioni ‘pesanti’, come il ritorno alla “lira italica” e (oggi guai soltanto a pensarlo), contro a un “governo non votato dal popolo”.
Ovviamente, oltre che a ‘reprimere’ con la violenza – parliamo in generale – alla minima occasione ogni forma di protesta (la manifestazione milanese era autorizzata), ora a dare ragione alle autorità ci sono le severe norme di sicurezza emanate dal Dpcm, per cui basta non tenere le giuste distanze o, togliersi la mascherina, e si va immediatamente incontro a una denuncia, e a salatissime sanzioni. Infatti in queste ore gli inquirenti stanno vagliando le immagini delle videocamere – ogni corteo è puntualmente ripreso – così da identificare chi, fra i partecipanti, sarà ritenuto passibile di denuncia o sanzione.
A quanto pare, in più di un’occasione, nel corso del presidio lo stesso Pappalardo sarebbe stato colto dalle telecamere delle forze dell’ordine senza mascherina, e per questo motivo, hanno fatto sapere dalla Questura milanese, verrà denunciato.
Ma non solo. In serata, attraverso la sua pagina social, anche il sindaco Sala è intervenuto contro Pappalardo, avvertendo che ”Ho chiesto al prefetto di denunciare gli organizzatori della manifestazione dei cosiddetti ‘gilet arancioni’. Un atto di irresponsabilità in una città come Milano che così faticosamente sta cercando di uscire dalla difficile situazione in cui si trova”.
Avuta notizia dell’imminente arrivo delle denunce, il ‘vulcanico’ Pappalardo non ha certo esitato a replicare: ”Io denunciato? Ma da chi? Da quelli che non sono neanche costituzionali? E dov’è il reato? La situazione è all’inverso, è il governo che è responsabile di reati gravissimi, altro che mascherine…“.
Quindi, motivando la creazione del presidio, l’ex generale dei Carabinieri ha raccontato: “Sono stato a Bergamo e in Lombardia e quello che ho riscontrato è veramente vergognoso. La gente che mi ha supplicato ‘Generale, ci liberi, ci stanno facendo vivere con i ceppi, non si può vivere più in queste condizioni. Denunciano me? Sono io che denuncio loro..’.
Max