“La prima cosa da mettere in luce è che l’avviso comune firmato da Governo, sindacati e imprese sullo sblocco dei licenziamenti è un accordo politico, frutto di una mediazione sociale che lascerà qualche soggetto più soddisfatto e qualcuno meno. Ma si tratta come sempre avviene delle conseguenze di una mediazione sociale complessa su temi scottanti, su cui non era facile trovare la quadra tra posizioni così diverse”. Così con Adnkronos/Labitalia, Giampiero Proia, professore ordinario di Diritto del lavoro all’Università Roma Tre e componente del Collegio di Indirizzo e Controllo dell’Aran -Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, parla dell’avviso comune sullo sblocco dei licenziamenti firmato questa notte dopo una trattativa di molte ore.”Limitandomi all’aspetto giuridico ribadisco che, comunque, da una situazione emergenziale come quella della pandemia, si è fatto uno strappo ai principi, con l’introduzione di divieto di licenziamenti che – in questo modo e con questi tempi – non ha nessun precedente in altri Paesi, né europei né nel mondo. E’ uno strappo molto significativo” osserva Proia.
“Se il posto non c’è più, legge che impedisce di licenziare non serve”
“Dico che si è perso un po’ di vista che qui il tema è la tutela del lavoro e del reddito delle persone che è un obiettivo primario. Ma un Paese efficiente va a tutelare i singoli posti di lavoro quando hanno una prospettiva, altrimenti è inutile girarci attorno: lo Stato, la collettività, si devono preoccupare di dare un reddito e qui la Costituzione prevede gli interventi di disoccupazione. Non si trattava di lasciare qualcuno indietro” aggiunge Proia. “Se si tratta delle situazioni in cui ‘il posto non c’è più’, ma c’è una legge che dice ‘sì ma non puoi licenziare’, è una legge che non serve a niente. -avverte Proia che è stato anche presidente di Italia Lavoro (poi diventata Anpal)-. Serve solo a far considerare in vita un rapporto di lavoro che invece ha già dato luogo a una disoccupazione di fatto e che, invece, implica l’intervento della solidarietà generale attraverso l’indennità di disoccupazione”. Con l’avviso comune firmato questa notte, “c’è una proroga che indubbiamente è solo selettiva perché riguarda solo alcuni settori, ma questi settori continuano ad essere limitati nella loro necessità di riorganizzarsi per fare fronte alle sfide che sono sempre più mondiali e non solo nazionali. Riorganizzarsi, infatti, significa fare bene il mestiere delle imprese e riuscire a salvaguardare l’occupazione possibile”, conclude Proia.
‘In avviso comune raccomandazione su cig non vincolante’
Il tentativo di prorogare il blocco dei licenziamenti è stato limitato ad alcuno settori e c’è un punto più delicato di altri nell’avviso comune firmato da Governo, sindacati e imprese. Riguarda le imprese che non rientrano direttamente nella proroga del blocco ma alle quali l’avviso comune rivolge una raccomandazione a utilizzare completamente la cig prima di fare licenziamenti” spiega ad Adnkronos/Labitalia, Giampiero Proia. “Già le prime letture sono di diverso tipo -sottolinea il giuslavorista-: alcuni sembrano dare a questo impegno un carattere vincolante. Io personalmente ritengo che dal testo dell’avviso comune come riportato dalle agenzie di stampa, questo carattere vincolante per le imprese non ci sia, perchè si parla di ‘raccomandazione, ossia le parti ‘raccomandano’ il ricorso alla cig prima del licenziamento, e nessuna raccomandazione può costituire obbligo giuridicamente vincolante per le imprese”, afferma Proia. Rimane la questione delle politiche del lavoro. “Le norme di legge sono già piene di avvii della riforma delle politiche attive del lavoro -ricorda Proia- e le riforme in teoria sono state già avviate . Andrebbero attuate e implementate. Vediamo se questa è la volta buona cerchiamo di non essere pessimisti anche se ne abbiamo viste tante”, conclude Proia. (di Mariangela Pani)