E il day after e fa davvero male a tutti quelli che ci avevano creduto e che, pur ragionevolmente registrando quelle che sono da considerare a tutti gli effetti come delle vere e proprie fasi di crisi sostanziali e netti rallentamenti, si asuspicavano comunque una ripresa o, al limite, una tenuta.
Così non è stato per il PD e, anzi, la tanto temuta debacle è arrivata. E il giorno dopo, nelle ore in cui i suoi ultimi tre premier sono lontani (motivi lavorativi, istituzionali ma anche strategici) con Renzi a Londa, Gentiloni in Grecia (per i trentanni di matrimonio) e Letta a Parigi, a parlare è invece il professore, Romano Prodi.
Colui che aveva ridisegnato, in qualche modo facendo epoca, un nuovo modo di intendere la sinistra in un concetto di Unione, letterale o meno, che aveva aperto a dialoghi molto più ampi, un largo respiro riformista e unidea sia politica che economica e istituzionale di stampo europeista e progressista in un concetto rinnovato e ridisegnato per lepoca, è forse uno dei vecchi arbusti e capisaldi a cui una vecchia guardia che non sembra esser stata poi così rottamata dalla breve dinastia renziana, si potrebbe attaccare per provare una ricostruzione e una riconsiderazione a freddo.
Ma il professor Prodi, nelle ore di quello che viene di fatto considerato il giorno zero del PD e della sua fase storica, sembra invece di tuttaltra idea. E quasi in segno di una linea di continuità concettuale a cui pare affezionato per coerenza, afferma: adesso è necessario andare ben oltre la logica del partito.
Concetto semplice, difficile da applicarsi per correnti e fazioni. Ma se è nato un governo gialloverde con lega a M5S, qualcosa vorrà dire. E la vecchia quercia, questo, sembra averlo capito. Oltre il Pd, per farlo risorgere.