Mentre il M5S continua a sembrare spaccato sul no al processo contro Salvini il ministro chiede protezione al governo. Il caso Diciotti è sempre più spinoso per il ministro Salvini che nei giorni scorsi aveva espresso il proprio dietrofront in merito alla possibilità di essere messo sotto processo per il caso della nave Diciotti e in una lettera al CorSera aveva ostentato sicurezza e presentato adeguatamente le proprie ragioni. Ma nelle ore calde che ne sono seguite, tra polemiche e diverse prese di posizioni e, soprattutto, la spaccatura nella maggioranza in seno alla componente grillina per ciò che concerne lautorizzazione a procedere (o meno) nei suoi confronti, Matteo Salvini si trova a dover fare i conti con una certa friabilità della questione.
Ad esempio, è durato unora il primo round sul palcoscenico della Giunta per ciò che concerne le immunità del Senato e si riprenderà mercoledì prossimo: sono dunque sette i giorni che il ministro dellInterno Matteo Salvini ha a disposione per trovare terreno fertile per per la propria interpretazione sulla gestione ad agosto dei 177 migranti soccorsi dal pattugliatore Diciotti della Guardia costiera e tenuti a bordo per giorni nel porto di Catania prima di poter sbarcare.
Nel mezzo sussitono le spaccature nel M5S, con il sottosegretario agli Interni, Carlo Sibilia, affermi «Se il caso andrà in aula, voteremo assolutamente sì». In serata poi, cè la senatrice Nugnes del M5S ad affermare che se il Movimento si schiererà con Salvini lascerà il gruppo parlamentare. Palazzo Chigi prova a stemperare. E si parla di una memoria del governo del premier Giuseppe Conte, dellaltro vice Luigi Di Maio e del ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli volto ad assicurare un assist a Salvini, ribadendo che le sue scelte sulla Diciotti furono condivise da tutto lesecutivo. «Unassunzione di responsabilità politica», dicono i grillini. Ma anche un escamotage per far uscire dallempasse i pentastellati rispetto allalleato leghista.
Proprio il ministro Toninelli aveva detto che quella della Diciotti, allepoca era stata una “decisione sta collettiva: processino anche me”. Di Maio intanto convoca i senatori in vista del voto. E il premier Conte se ne è assunto la responsabilità.
“Sulla vicenda Diciotti – ha dichiarato Giuseppe Conte – è stata seguita la linea politica del governo, quindi “mi assumo la piena responsabilità politica di quello che è stato fatto. Non sarò certo io a suggerire ai senatori cosa votare, saranno i senatori che giudicheranno la linea politica del governo”. E ancora: Se avessi ritenuto illegittima la linea seguita sarei intervenuto”. La scelta del premier dunque complica gli imbarazzi di questa vicenda più politica che giudiziaria: un voto a favore del processo potrebbe essere infatti interpretato come un voto contro il governo e dunque contro lalleato Salvini: un voto a favore del ministro sarebbe, in qualche modo, sconfessare previe posizioni anche piuttosto nette, da parte del Movimento 5 Stelle.