Presa la parola, la procuratrice capo Monica Garulli ha commentato: “La procura della Repubblica prende atto della decisione del giudice e si riserva di valutare le motivazioni della sentenza quando saranno depositate – mi sembra doveroso sottolineare come grazie all’impegno e agli investigatori ci sia stata una celere risposta da parte delle Istituzioni dello Stato. La sentenza è infatti intervenuta a un anno e mezzo di distanza dai fatti”.
Dunque nell’ambito del processo per la strage di Corjnaldo, dove diverse persone rimasero uccise e ferite, letteralmente ‘schiacciate’, fuggendo da una discoteca di corinaldo – nelle Marche – all’interno della quale dei balordi avevano spruzzato un forte spray urticante.
Le pene per i 6 giovinastri – fra i 21 ed i 23 anni – responsabili variano dai 10 ai 12 anni, contro pene dai 16 ai 18 anni di carcere, chieste invece dai pubblici ministeri. Determinante il fatto che non sia stata riconosciuta l’associazione a delinquere.
Sgomento e terrore negli occhi dei giovani imputati, che hanno riconosciuto le loro colpe e chiesto scusa affermando di aver agito sotto gli effetti delle droghe. Dal canto suo l’avv. Alessandro Cristofori, legale di Badr Amouiyah – uno degli imputati – uscendo dall’aula ha commentato: ”Il giudice ha ritenuto insussistente l’associazione a delinquere, perché poi abbia affermato la responsabilità per tutti gli altri reati lo sapremo nei 90 giorni, con le motivazioni. Tecnicamente (il Gup) ha applicato un istituto che invece la pubblica accusa non aveva chiesto, che è quello probabilmente del concorso formale che determina una mitigazione della pena rispetto alle richieste della pubblica accusa”, ha quindi aggiunto ancora il legale, che ha proseguito, “Non posso dirmi soddisfatto se penso che uno non debba essere condannato, ma le sentenze le valuto quando le conosco, sicuramente le pene inflitte sono inferiori rispetto a quelle richieste dalla pubblica accusa”.
C’è invece un misto di rabbia ed amarezza per i parenti delle vittime, come ha ribadito il fratello di Benedetta Vitali: “Siamo delusi non ci aspettavamo questa decisione, siamo amareggiati. Aspettiamo l’altro processo“.
La ritiene invece “una sentenza importante”, l’avv. Cristian Piccioli, che rappresenta i poveri familiari della piccola Asia Nasoni, anch’essa fans del rapper Sfera Ebbasta (che avrebbe dovuto esibirsi quella maledetta sera) morta nella strage. “L’impianto accusatorio ha retto, a prescindere dal non riconoscimento dell’associazione per delinquere”, ha rimarcato il legale affermando che “Come parte civile riteniamo però che questo sia solo il primo tempo ora arriva il secondo sulla sicurezza del locale e che coinvolge istituzioni, il gestore del locale, i proprietari. Ma una parte di giustizia è stata fatta”.
Gli fa eco il collega avv. Luca Pancotti, rappresentante della famiglia dell’altra 14enne rimasta uccisa fuori la discoteca, Emma Fabini, il quale commenta: “Soddisfatti è una parola grossa e forse impropria in questo contesto perché tanto nulla potrà avere un valore restitutorio. Siamo soddisfatti però per una cosa: la Procura e noi difensori della parte civile avevamo prospettato una ipotesi accusatoria, cioè che pur non esaurendo tutto il novero delle responsabilità, perché altre ce ne saranno da accertare, l’azione di questi ragazzi ha concorso a causare questa strage, ed è stato un apporto pieno, non solo una occasione causale. Questa tesi è stata recepita dal Tribunale, l’importante era che il fatto fosse ricostruito correttamente”.
Max