(Adnkronos) – Gravemente ferito oggi in un attentato, il 47enne Zachar Prilepin è da anni un controverso protagonista della scena letteraria nazionalista russa. Scrittore e giornalista, ha esordito in politica nel partito Nazional-bolscevico all’opposizione per poi avvicinarsi al presidente russo Vladimir Putin e diventare uno dei più accesi sostenitori della guerra in Ucraina. A gennaio era andato a combattere nel Donbass fra i ranghi della Guardia Nazionale.
Figlio di un insegnante e un’infermiera, Prilepin è cresciuto nella provincia russa di Nizhny Novgorod. Negli anni novanta è comandante nei ranghi degli Omon, le unità antiterrorismo della polizia russa, e combatte poi in Cecenia fra il 1996 e il 1999. Diventa poi giornalista per varie testate, fra cui il quotidiano indipendente Novaja Gazeta. Prilepin, che si descrive come “un nazionalista di estrema sinistra”, aderisce nel 1996 al partito Nazional-bolscevico dello scrittore Eduard Limonov, reso celebre dalla biografia scritta su di lui da Emmanuel Carrère. Il movimento dei ‘nazbol’, poi messo al bando dalle autorità russe, contava fra le sue principali figure anche l’ultranazionalista di estrema destra Alexander Dugin, sfuggito la scorsa estate ad un attentato simile a quello contro Prilepin, in cui morì la figlia Daria Dugina.
Nel 2019, Prilepin fonda il partito nazional-conservatore Per la verità, che poi si fonde con Russia giusta, formazione vicina al Cremlino di Vladimir Putin. Nel 2016 combatte con i filorussi in Donbass, svolgendo per un certo periodo anche il ruolo di consigliere dei vertici dell’autoproclamata repubblica del Donetsk. Oltre alla sua attività politica, Prilepin è anche un noto scrittore tradotto in undici lingue, compreso l’italiano, famoso per libri come “Sankia”, “Patologie” e “Stivali pieni di vodka calda”. Nel 2018 fa anche parte della delegazione russa al salone del libro di Parigi.
Molto presente sui media russi, Prilepin, sposato e padre di quattro figli, si è sempre più spostato su posizioni nazionaliste e conservatrici, affermando fra l’altro che la pandemia di Covid era una punizione divina contro l’Occidente per aver “riconosciuto i matrimoni omosessuali”. Nel 2020, Putin lo aveva inserito fra le 75 personalità incaricate di emendare la costituzione. Nella lista delle personalità russe sottoposte a sanzioni europee fin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, la scorsa estate Prilepin ha formato un gruppo in seno al Parlamento russo con l’obiettivo di escludere dalla vita culturale tutti gli artisti che non sostengono attivamente la guerra in Ucraina.