Uno sguardo che poteva sembrare insistito, come quelli che si fissano su un punto qualunque per stanchezza o per il sonno, è bastato per scatenare l’inferno a bordo di un autobus cittadino a Genova. E alla fine lui, un genovese di 40 anni che stava rientrando con un amico inglese a casa, è stato massacrato di botte perché scambiato per un gay. E’ successo vicino al Porto antico, in piazza Caricamento. E adesso lui è in ospedale, appena operato per un vasto ematoma intracranico, in una condizione di post coma e in prognosi riservata. Gli aggressori erano sei, probabilmente italiani, tra loro due ragazze. E’ stata una di queste, secondo le testimonianze dell’amico inglese, a pronunciare la frase che ha scatenato la furia del branco: “maledetto gay, perché guardi il mio ragazzo?”. Poi le botte. “Ci hanno picchiato a calci, pugni e poi si sono sfilati le cinture e ci hanno picchiato con quelle” ha detto ai carabinieri l’amico inglese della vittima. Quando i picchiatori se ne sono andati, i due amici hanno preso un taxi e se ne sono andati a casa della vittima dove li aspettava la compagna. A lei, la vittima ha raccontato tutto. Poi ha cominciato a sentirsi male. Solo qualche giorno più tardi la ragazza ha portato all’ospedale il fidanzato e la Tac ha evidenziato in vasto ematoma intracranico. Subito sottoposto a un delicato intervento di neurochirurgia, è in condizione di post coma, si alimenta artificialmente, non parla. La denuncia, formalizzata solo qualche giorno dopo l’aggressione, ha complicato l’efficacia delle indagini e delle ricerche degli aggressori: quattro ragazzi e due ragazze che ancora non sono stati identificati, nessuna traccia sull’autobus, lavato e pulito dopo giorni dall’aggressione. I carabinieri, incaricati delle indagini dal pm Ranieri Miniati che ha aperto un fascicolo per tentato omicidio (reato che potrebbe essere aggravato dall’omofobia), hanno interrogato l’autista del bus, che però ha detto di esser sceso dall’autobus una volta arrivato al capolinea: “Non ho visto né sentito nulla, sono sceso e mi sono allontanato” avrebbe detto l’uomo che è stato denunciato per favoreggiamento. Restano i filmati del sistema di videosorveglianza che i carabinieri stanno vagliando fotogramma dopo fotogramma alla ricerca di immagini che possano confortare i sommari identikit dei sei picchiatori. “Le parole possono diventare pietre – ha scritto la senatrice del Pd Albano -, il clima omofobo che ogni giorno vediamo alimentato da personaggi pubblici e da alcuni politici contribuisce a far scatenare episodi violenti e terribili come quello accaduto a Genova” mentre il deputato del Pd Alessandro Zan ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno e alla presidenza del Consiglio. Il presidente di Equality Italia, Aurelio Mancuso ha affermato: “l’ennesima gravissima aggressione ai danni di una persona ritenuta gay dimostra quello che tutti sanno e nessuno ha il coraggio di denunciare: ci sono precise responsabilità politiche e culturali da parte di chi in Parlamento e nel Paese.