“Bisogna permettere alle vittime di far parte della storia. L’occasione che questo processo offre a tutti di poter parlare ed esprimere il proprio pensiero è estremamente importante. Questo processo va a chiarire dei fatti ma è anche una grande operazione di catarsi collettiva, una grande ricostruzione della coscienza della nazione francese. Sono stata a Parigi nei giorni successivi alla strage e la città era in ginocchio. Nel processo vedo un grande desiderio di riscatto della Francia. Dare ampio spazio alla testimonianza delle persone è molto importante”. Così Luciana Milani, la mamma di Valeria Solesin uccisa in seguito all’attentato terroristico al teatro Bataclan, che ha raccontato, in occasione della V edizione del Premio Valeria Solesin, la sua esperienza al maxi processo per gli attentati terroristici sferrati il 13 novembre del 2015 in Francia, compresi quelli al teatro Bataclan.
“Le vittime di questa tragedia sono state 131 ma una cosa a cui non si pensa spesso sono i feriti, che hanno subito operazioni, amputazioni. Si tratta di un panorama veramente devastante. Questo processo – aggiunge – è un fatto propriamente francese e al suo interno, il tema delle nazionalità non è particolarmente sottolineato. Penso che la stampa francese dovrebbe dare un impulso maggiore al senso di appartenenza europea. È quasi incomprensibile come un giovane ragazzo qualsiasi possa diventare un agente di morte in questo modo, uccidendo i suoi stessi coetanei”.
“Parte del mio intervento al processo ha riguardato la frase pronunciata dal terrorista Salah ‘niente di personale’. Questa – conclude – è una frase di una convenzionalità e banalità sconcertante. Le parole hanno importanza. Non so se tra gli imputati ci sarà una presa di coscienza. Le loro personalità risultano ancora oscure. L’aspetto soggettivo del dolore sta sempre da una parte; manifestazioni invece come quella di oggi stanno da un’altra e si tratta di due binari che non si incontrano. La mia partecipazione a questi eventi nasce dalla volontà di stare in contatto con le nuove generazioni e trasmettere loro qualcosa”.