Se da oggi i pazienti affetti da sclerosi multipla potranno migliorare la qualità della loro vita, è grazie allimpegno e allo studio di due progetti che si sono aggiudicati il Premio Merck in Neurologia, nellambito della cerimonia di presentazione alla Mostra D’Oltremare di Napoli in occasione del Congresso della Sin, la Società italiana di neurologia. Il primo progetto, di Marcello Moccia (del Dipartimento di neuroscienze e scienze riproduttive e odontostomatologiche, università degli Studi Federico II di Napoli), verte su una piattaforma digitale che, via internet, attraverso un sofisticato sistema digitale consente un ’dialogo digitale’ tra centro clinico e realtà territoriale, per favorire la presa in carico del paziente e l’attivazione dei Pdta (i Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali). “L’idea è assolutamente pratica – evidenzia Moccia – Inizieremo entro la fine dell’anno a testare il prodotto su una piccola quantità di persone. Stiamo creando già la piattaforma informatica che in una fase iniziale collegherà soltanto i medici e successivamente, quando avremo una garanzia di flusso di informazioni costante e corretto, inseriremo anche la possibilità di accesso alle persone con sclerosi multipla”. Quindi, il progetto di Claudio Gasperini, dellazienda ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma, Il progetto ’Digital Pdta: modello di dialogo digitale tra centro clinico e territorio’ spiega il ricercatore – è stato realizzato in collaborazione con un paziente esperto, grazie al quale abbiamo condiviso le esigenze del paziente stesso. L’idea è stata quella di creare una sorta di progetto pilota con un software dedicato e sviluppato da uno spin-off lombardo al fine di far comunicare il territorio, quindi l’Asl, con il centro clinico, condividendo i dati del paziente. In pratica, il progetto prevede di instaurare un dialogo digitale tra centro clinico e realtà territoriale, grazie a un sistema informatico (portale web, App per il paziente e software di raccolta dati) in modo che la presa in carico del paziente e l’attivazione del Pdta diventino un percorso strutturato e condiviso, così come condivisi saranno i dati del paziente, con l’opportunità per gli operatori coinvolti di seguirne il percorso all’interno del Pdta. In una seconda fase – conclude il responsabile – proporremo questo progetto pilota affinché possa essere sviluppato attraverso la rete della Regione Lazio, così che anche gli altri centri possano condividere tutte le figure professionali e il paziente possa accedere lì dove ci sia una figura che possa realmente rispondere alle sue esigenze. Il progetto di sperimentazione partirà dall’inizio dell’anno, durerà per l’intero anno e dovrà verificare la fattibilità del progetto stesso”.
M.