Marco Balzano ha passato gli ultimi giorni “con le orecchie tappate” per non sentire le sirene di chi lo dava tra i favoriti al Campiello e, dopo la vittoria, si e’ lasciato andare con un “e’ un bellissimo ossimoro”, a commento dell’ideale opposizione tra il risultato e il fatto che il suo romanzo si intitola ’L’ultimo arrivato’, edito da Sellerio. Un libro che ha protagonista un ragazzino che lascia la famiglia e dalla Sicilia emigra a Milano, che compie un tuffo nell’ignoto nella ricerca di un futuro negli anni del boom economico. Un tema difficile espresso in una storia che e’ piaciuta a 117 lettori anonimi della giuria dei Trecento che ogni anno, al di la’ delle scelte della giuria dei letterati, decretano il supervincitore di un premio letterario che ha nella trasparenza uno dei suoi punti di forza. Un tema, quello dell’emigrazione, che richiama l’attualita’, ma il romanzo di Balzano e’ nato, dopo una lunga gestazione, ben prima dei drammi sulle spiagge turche. “Quando ho visto la foto del bimbo annegato – dice l’autore – ho provato un dolore profondo; ma no, non ci sono correlazioni con il narrare di questo libro”. Certo, a cercarlo, un punto comune c’e’: “dalla miseria e dalla paura si scappa sempre. Se ho una sola possibilita’ di vita scappando da una situazione di guerra fuggo. Io non ho voluto comunque scrivere un romanzo storico, ne’ sociologico. E’ una finzione, ma ho voluto ricostruire una forma mentis assolutamente attendibile”. Un grazie va cosi’ alla casa editrice – che al Campiello ha fatto il bis dopo il successo dello scorso anno con Giorgio Fontana e il suo ’Morte di un uomo felice’ -, alla famiglia, ma anche alle tante famiglie che gli hanno aperto le porte per raccontare la loro storia di emigrazione infantile. Finita una fatica – “prima della serata finale abbiamo girato dodici citta’ e ho avuto l’occasione di avere un rapporto con un vasto pubblico. Un vero privilegio” – ne comincia un’altra, con il nuovo tour di incontri, come a ’Pordenonelegge’ il 17 settembre. C’e’ anche l’impegno della scuola – “sono un insegnante a cui piace scrivere e nella stessa misura uno scrittore a cui piace insegnare” – e di dare corpo al nuovo romanzo. “Ho cominciato a scrivere da un anno, ma non e’ detto che sia il prossimo a essere pubblicato. Ho in mente anche un’altra storia”. Di mezzo ci sono stavolta rapporti familiari, un incontro tra un fratello e una sorella che si sono persi di vista da anni “e provano a rileggere la memoria familiare”. Certo potrebbe pesare il riconoscimento ottenuto ieri sera, ma Balzano dice che l’importante “e’ fare finta che non sia successo nulla”. Intanto, stamane alle 8.30 ha ricevuto un messaggio da Toni Servillo, l’attore a cui ha pensato rispondendo a una domanda su una ipotetica trasposizione cinematografica dell’opera. Chissa’ invece se Roberto Baggio ha letto il libro. Balzano ha fatto il suo nome come lettore ’ideale’: “A una domanda veloce si risponde in modo veloce, ma Baggio e’ un idolo popolare, un idolo per la mia infanzia. Una persona che per la sua fama e bravura e’ sempre stata riservata, schiva. Ha portato avanti un grande lavoro di attenzione verso gli altri senza clamori inutili”. Ancora ’l’altro’ che torna nella parole dell’autore come nelle pagine del suo romanzo.