A oggi oltre 4,7 milioni di italiani (quasi 240 milioni nel mondo) hanno contratto il Covid-19. L’infezione ha provocato molte vittime (in Italia oltre 131mila), ma adesso, che si dispone dei vaccini per la prevenzione efficace, l’attenzione degli esperti si sta focalizzando su un altro aspetto della pandemia: quello del long-Covid, che potrebbe interessare fino all’80% di quanti hanno contratto l’infezione. Un tema al centro della campagna di raccolta fondi della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma – ‘Insieme oltre il Covid’ – che parte oggi, per finanziare tre progetti di ricerca e di assistenza dedicata: day hospital post-Covid, nuovo centro ambulatoriale di pneumologia, nuove attrezzature per il laboratorio di microbiologia.
È possibile donare fino al 27 ottobre attraverso il numero solidale 45597, da rete fissa Tim, Vodafone, Wind, Tre, Fastweb, Tiscali, Twt, Convergenze e PosteMobile per donare 5 o 10 euro; attraverso l’invio di un sms al numero 45597 per donare 2 euro da cellulare (Wind, Tre, Tim, Vodafone, Iliad, PosteMobile, Coop Voce e Tiscali); on-line con carta di credito sul sito policlinicogemelli.it.
La Fondazione ha aperto il primo ‘day hospital post-Covid’ d’Italia e d’Europa, a distanza di appena qualche settimana dall’inizio del primo lockdown. “Purtroppo, nonostante il long Covid sia ormai un’entità nosologica definita e riconosciuta anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità – si legge in una nota – a oggi non ha una presa in carico codificata (Drg) da parte del Servizio sanitario nazionale e non è contemplato a livello assicurativo, né previdenziale. Questa sindrome che può declinarsi per mesi in oltre 200 sintomi, più o meno invalidanti, è in gran parte ancora da studiare. La conoscenza delle cause, l’individuazione di biomarcatori prognostici e di elementi in grado di farne prevedere la comparsa potrebbe aiutare a definire misure di prevenzione, di trattamento e riabilitative. Anche perché per molti sopravvissuti al Covid questo è un incubo che continua e impatta in maniera importante sulla qualità di vita, sulla capacità di funzionare”.
“La Fondazione Policlinico Gemelli – afferma Marco Elefanti, direttore generale della Fondazione – si impegna a fare la sua parte, potenziando le attività del Dh post-Covid – al momento ancora l’unico di questo tipo attivato a Roma -,sia sul versante assistenziale che di ricerca e allestendo dei nuovissimi ambulatori di pneumologia, integrati con strumentazioni all’avanguardia e teleassistenza. Infine, è necessario potenziare le attività del laboratorio di microbiologia che sta lavorando senza sosta sulla diagnostica Covid da inizio pandemia”.
“Lo scorso anno al Gemelli – continua – sono stati processati ben 650.000 campioni clinici e quest’anno si arriverà a lavorarne 840.000. E nonostante l’intensa attività clinico-assistenziale imposta dall’emergenza, la ricerca non si è mai fermata. Anzi. I nostri ricercatori hanno pubblicato numerosi lavori sui vari aspetti del Covid, tra i quali il primo in assoluto sugli effetti a distanza della malattia sulla prestigiosa rivista Jama, il cosiddetto long Covid. La strada è ancora lunga e per andare avanti abbiamo bisogno del sostegno di tutti”.
Questi i tre progetti da finanziare: 1) Potenziamento del presidio Post Covid per poter incrementare il numero di pazienti presi in carico (al momento vengono trattati valutati circa 250 pazienti al mese, per un totale di oltre 2 mila pazienti da inizio attività; l’obiettivo è di arrivare ad almeno 500 pazienti al mese). A questa attività assistenziale è strettamente connessa tutta l’attività di ricerca sul long Covid; Riallestimento e potenziamento del Centro malattie dell’apparato respiratorio, tra quelli maggiormente coinvolti nella risposta alla fase acuta della malattia ma anche nel post Covid, sia in termini di risorse umane e tecnologiche dedicati, che di strumentazioni per assistenza (anche in versione ‘teleassistenza’) e diagnostica; Sostenere significativi interventi sul Laboratorio di microbiologia e virologia per far fronte alla cresciuta domanda di esami diagnostici e alla necessità di monitorare la prevalenza delle varianti e l’insorgenza di nuove.