“Ciascuno sa ciò che vale l’Unione Europea. Forse a volte si ha l’impressione che quelli che sono entrati nell’Ue più tardi devono accettare ciò che hanno trovato: non lo possono rimettere in questione, hanno accettato, i trattati erano conosciuti, tutti hanno ratificato il trattato di Lisbona”. Così Angela Merkel è tornata oggi sul caso Polonia, dopo la recente sentenza della corte costituzionale di Varsavia. La cancelliera risponde alle domande dei giornalisti al termine del Consiglio Ue, l’ultimo da capo del governo di Berlino per la cancelliera, sul caso aperto dalla sentenza che esprime incompatibilità fra la costituzione polacca e parti del diritto dell’Ue. .
“Malgrado ciò deve essere possibile discuterne”, ha aggiunto, spiegando che “il premier polacco ha detto chiaramente ieri che si impegna nel contesto dei trattati dell’Ue”. “Abbiamo avuto una decisione della corte costituzionale sul trattato di Lisbona, su quali siano le competenze dello stato nazionale che non possono essere trasferite all’Ue ecco non è solo un problema polacco, questi temi non sono discussi solo in Polonia”, ha continuato.
I colloqui e gli incontri però “permettono intanto di contestare ogni teoria del complotto, perché non vogliamo fare qualcosa contro uno stato membro”. “Il premier ha avuto l’occasione di spiegare ancora una volta quali siano le sfide e le difficoltà che vede nella ristrutturazione di un sistema giuridico che proviene dall’era sovietica comunista, quindi questi colloqui permettono agli altri 26 altri stati membri di capire meglio le sue posizioni e la situazione”.
Per Merkel “c’era la volontà di cercare il dialogo politico” e “capisco benissimo guardando la storia polacca che la domanda sull’identità nazionale in un momento di libertà e pace, questa domanda svolge un ruolo importante e forse è anche diversa per i paesi che non hanno avuto accesso diretto alla democrazia dopo la seconda mondiale”.