Per una donna in Polonia interrompere la gravidanza è diventato quasi impossibile. Lo ha stabilito la Corte costituzionale, che già ad ottobre era intervenuta sulla questione, imponendo un divieto quasi totale dell’aborto, salvo stupro, incesto o pericolo di vita per la donna. Con la sentenza, la nuova legge vieta l’interruzione di gravidanza anche in caso di malformazione del feto. Nel Paese, la cui normativa sul tema era già tra le più stringenti d’Europa, circa il 98% degli aborti legali riguarda malformazioni del feto.
La Corte si era pronunciata il 22 ottobre, ma l’entrata in vigore della legge si era bloccata a causa delle grandi proteste di piazza e della mancanza delle motivazioni della sentenza. Presentate le motivazioni, il governo ha annunciato ieri, mercoledì 27 gennaio, la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della controversa legge sull’aborto.
Immediate le proteste della popolazione. Donne, giovani, movimenti e sostenitori dei diritti civili sono scesi in piazza, soprattutto nella grandi città, per manifestare contro la nuova disposizione. A nulla è valsa la nota della Corte in cui viene specificato che il Parlamento avrà un margine discrezionale per apportare qualche modifica o fare eccezioni nei casi di malformazione grave.
A novembre anche il Parlamento europeo aveva criticato la sentenza, spiegando che rendere illegale l’aborto anche nei casi di grave malformazione del feto “mette a rischio la salute e la vita delle donne”. La risoluzione dell’Assemblea europea era stata bollata repentinamente dalla presidente della Corte costituzionale polacca, Julia Przylebska, definita “un tentativo senza precedenti d’interferenza nelle questioni interne del sistema polacco”.
Anche Amnesty International ha fortemente criticato la nuova decisione. “Oggi è un giorno nero per le donne e le ragazze polacche. La sentenza è un passo indietro sui diritti sessuali e riproduttivi”.