(Adnkronos) – “I fatti di Verona dimostrano che a distanza di 15 anni dalla morte di mio fratello non è cambiato niente, anzi mi sa che le cose stanno anche peggiorando”. Lo afferma all’Adnkronos Lucia Uva, sorella di Giuseppe, l’operaio di Varese morto nel giugno 2008 dopo una notte trascorsa in caserma, commentando la vicenda dei 5 poliziotti della questura di Verona arrestati ieri per tortura e atti di violenza commessi tra il luglio 2022 e il marzo 2023 nei confronti di persone sottoposte alla loro custodia.
“A Verona la storia si è ripetuta, anche se qui fortunatamente non c’è stato il morto. Ho ripensato a Giuseppe. In una caserma, fra le mura chiuse – aggiunge – nessuno può fare niente. Questi agenti bisognerebbe buttarli fuori subito senza stipendio perché non meritano di indossare una divisa”. A indagare sugli abusi è stata però la stessa polizia. “Ammiro questi poliziotti che hanno condotto le indagini sui loro colleghi, per loro provo il massimo rispetto” sottolinea Uva ribadendo la richiesta di “numeri identificativi e bodycam per le forze dell’ordine”.
Per la morte di Giuseppe Uva i carabinieri imputati sono stati assolti definitivamente e ora i familiari hanno fatto ricorso alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo. “Sappiamo chi è stato ma almeno sapremo di aver tentato tutte le strade – conclude Lucia Uva – Il regalo più bello sarebbe che arrivasse una decisione da Strasburgo entro quest’anno”.