“Ma come fate a guardarvi allo specchio e non vedere dietro di voi le migliaia di persone che avete lasciato morire, che avete sacrificato in nome della politica, di una poltrona, di un voto, del profitto. Ma come fate? Ancora oggi avete l’arroganza di dire che è andato tutto bene?”.
Fra rabbia (tanta) ed amarezza (non da meno), nei giorni scorsi Luca Fusco (a sinistra nella foto), presidente dell’ormai noto comitato ‘Noi denunceremo’, creato dai parenti delle vittime da coronavirus, ha reso noto una lettera indirizzata al governo per i tanti drammi familiari consumatisi nel corso dei tragici mesi post-primaverili: “Si poteva fare. Si poteva fare molto meglio. E questo non fa altro che aumentare la rabbia, la mia rabbia, quando ancora due giorni fa un politico colpevole scrive una lettera aperta a noi e parla di tsunami, di bomba atomica, di evento incontrollabile. Bugiardi. Solo bugiardi. Anzi bugiardi e vigliacchi”.
E’ una lettera-denuncia forte quella firmata da Fusco per ‘Noi denunceremo’, che testimonia l’odissea di quanti ‘condannati a morte dal coronavirus, e la rabbia impotente dei loro familiari, costretti condividerne le pene: “Dovreste sentirlo voi il groppo alla gola, dovreste sentirlo voi che avete abbandonato tutti, che avete lasciato soli i sindaci come unica traccia dello stato, e meno male che c’erano i sindaci, e meno male che si sono sostituiti ad uno stato non solo assente ma pauroso e nascosto”.
Il presidente del comitato rimarca quindi definendo i politici “vigliacchi” perché, “si sono nascosti, nascosti dietro i decreti, dietro leggi e leggine, dietro comitati e comunicati, tranne uscire qualche volta con il favore delle tenebre, ben blindati e lontani dalla gente per raccontare il nulla. Per dare rassicurazioni di cartone. Voi parlate di referendum, voi parlate di elezioni, voi parlate di programmi. Non siete solo vigliacchi. Siete matti. Il potere vi ha dato alla testa”.
Poi, non concedendo tregua al dolore, Fusco chiama in causa l’esempio di quanti, “Oggi esimi professori di meravigliosi ospedali lombardi che salvano anche gli ultra-ottantenni dichiarano che salvarli ora è stato possibile poiché sono stati ricoverati al primo stadio della malattia. Dichiarano che non sono cambiati i protocolli terapeuti da marzo ad oggi, solo la variabile tempo è cambiata“.
Dunque, ne deduce il presidente del comitato, ”Allora si potevano salvare i nostri padri, le nostre madri, i nostri nonni, allora una più attenta ed oculata gestione dell’emergenza nelle prime fasi avrebbe salvato persone, allora non è vero che si doveva per forza morire a casa di una morte orribile, soffocati”.
Max